BA Busto Arsizio film festival

13-20 aprile 2013

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    www.baff.it/

    Si è concluso la sera di sabato 20 aprile il BA Busto Arsizio film festival, che ha radunato varie personalità del mondo del cinema intorno a tante proiezioni, approfondimenti, work shop, conferenze e meeting.

    Si tratta di un appuntamento che si ripete da 10 anni nella città bustocca; nel 2013 si trattava dell'11°edizione. Un festival, il BA, raccolto e "piccolo" nel senso buono del termine. Queste caratteristiche lo rendono molto avvicinabile da cinefili e curiosi, i quali hanno potuto accedere senza barriere e potendo ottenere tutte le informazioni possibili alla sede centrale di piazza San Giovanni sotto la tendostruttura. Proiezioni e incontri vari erano disalocati in vari cinema di Busto Arsizio e nei paesi vicini e in zone raggiungibili comodamente a piedi da detto punto.

    Una decina i film in concorso: il miglior film è risultato "Itaker-vietato agli italiani", regia di Toni Trupia, produzione di Michele Placido.
    Per vedere l'intera lista dei premi: http://alessiobacchetta.blogspot.it/2013/0...tival.html#more

    Oltre a registi emergenti come lo stesso Toni Trupia, i giornalisti hanno potuto colloquiare con l'attrice Chiara Conti, il regista Federico Brugia, il costumista (David di Donatello nel 2007 per Nuovomondo) Mariano Tufano, il regista Radek Wegrzyn, lo sceneggiatore Roberto Gagnor.

    Senza contare la presenza dell'attore Francesco Scianna e del regista Matteo Garrone: questi due nessuno li ha potuti intervistare.

    I fortunati, tra cui me, hanno potuto assistere alla conferenza stampa di Michele Placido.

    Alla serata di gala presenti lo stesso Placido e Barbara Bouchet.




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    CONFERENZA STAMPA MICHELE PLACIDO (http://alessiobacchetta.blogspot.it/2013/0...-stampa-ba.html).

    Michele Placido ha un volto di tale caratura che, se non avesse fatto l'attore, avrebbe potuto sfruttarlo in altri settori con la stessa credibilità, la stessa veemenza, lo stesso smalto. Lo sciorina uscendo dall'ascensore di un hotel quattro stelle per abbracciare le domande dei giornalisti in occasione del Busto Arsizio film festival. Si dona subito ai flash dei fotografi conquel sorriso beffardo in bilico fra alterigia e umanità, acume e disponibilità. Elegante ma non troppo, Placido scende sì con un'ora di ritardo, ma ripaga ampiamente la pazienza dei cronisti con risposte mai manierate, anzi coraggiose e imbevute di passione e lucidità. Prima però una doverosa intervista a porte chiuse con la Rai lo intrattiene; pochi minuti e fa il suo ingresso fra gli applausi dei presenti in conferenza stampa. Intorno a lui il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli e alcuni dirigenti di questo festival che sabato 20 aprile ha trovato la sua giornata conclusiva. Festival informale e «piccolo», dall'ormai consolidata e rispettata tradizione, che consente uno stretto contatto con gli ospiti e un'amore per il cinema che emerge in ogni momento. Placido al BA ha avuto fortuna: la pellicola da lui prodotta «Itaker –vietato agli italiani» e da lui interpretata (non come attore protagonista) ha vinto aggiudicandosi quattro premi (con la regia di Toni Trupia). Al di là della qualità intrinseca, un film importante, forse anche necessario di questi tempi, un film che parla di immigrazione e che soprattutto parla allo spettatore. Questo l'intento costante di Placido: fare film per la gente, in cui la gente possa riconoscere la propria realtà e riconoscere il loro ruolo sociale in essa. Si è parlato di questa produzione ma anche di molto altro, di argomenti ad ampio raggio sulle difficoltà dei giovani autori ad emergere, sulle differenze sesquipedali anche solo con la vicina Francia, su quante belle energie talentuose vengano disperse per una gestione artistico-economica del cinema nel nostro Paese a dir poco miope e pusillanime.

    Il regista vede comunque all'orizzonte un cambiamento: «Sta cominciando – ha sottolineato – un'era nuova, c'è un mutamento da un punto di vista produttivo; tra l'altro le tecnologie oggi offrono la possibilità di fare film a costo molto basso».

    E ha ricordato l'etimo latino del vocabolo ignoranza contestualizzandolo nella possibilità di vendere il proprio lavoro: «E' un vostro diritto produrre cinema; se a Busto Arsizio c'è un centro culturale o una buona sceneggiatura, avete la facoltà di ottenere un finanziamento pubblico. Questo forse non lo si sa o si fa finta di non sapere, ma lo Stato ha fatto una legge in proposito! Ma siamo un Paese arretrato nell'informazione».

    Istituisce poi un parallelismo storico per guardare con ottimismo il futuro e spronare i giovani: «Pensiamoci bene: è proprio quando il nostro Paese visse il periodo più buio della sua storia, la guerra, che emersero i più grandi capolavori come 'Roma città aperta'. Quindi non lasciamoci abbattere adesso, non prendiamo a pretesto la crisi per giustificare i nostri fallimenti, ma rimbocchiamoci le maniche! Dovremmo trovare dei giovani nuovi produttori appassionati di cinema che abbiano voglia di investire e invertire la rotta indecente che si è presa in Italia con i film».

    Interessanti poi i retroscena per il suo prossimo film, la cui genesi riserverà delle ghiotte sorprese: «Sono venuto a sapere di una pièce teatrale scritta da un giovanissimo attore: una famiglia discute intorno a un tavolo, ma il figlio annuncia che si vuole suicidare e si vedono queste persone di notte che cercano di dissuaderlo. Ho proposto questa storia alla Rai e mi hanno risposto picche per la drammaticità del tema. Allora sapete che ho fatto? Tornai a vedere una seconda volta a teatro lo spettacolo e mi decisi di contattare i ragazzi; farò il nuovo film dal titolo 'Prima di andar via' riprendendo direttamente il loro show. E potrò farlo anche grazie alla tecnologia e alla creatività di un'idea. Mi costerà pochissimo e sono certo verrà fuori qualcosa di particolare. Anche perché si può emozionare anche facendo parlare gente intorno a un tavolo».

    Chiaro e favorevole il suo punto di vista sulla televisione: «Negli ultimi anni al cinema non sono stati dati più soldi per occuparsi di argomenti di denuncia, inchiesta, stragismo, mafia. Di film se ne sono fatti, ma sono rimasti un po' nell'ombra. In televisione no, si è continuato e allora è proprio lì che si potrebbe creare la fucina dei giovani registi. Ad esempio 'La piovra' è stata diretta da grandi registi di cinema pur essendo una serie televisiva».

    Ma come ha visto Placido il biennio 2012-2013? «<u>[color=red]Ha sofferto il cinema autoriale come Bellocchio e Bertolucci; e poi hanno sofferto i giovani. Ad esempio «Itaker» è Rai cinema ma non ha distribuzione Rai, questo è assurdo! Come è assurdo che in Italia non ci sia mai stato un ministro della cultura competente e appassionato di cinema o che abbia dimostrato di essere felice di rivestire quel ruolo ministeriale
    ".

    Placido crede molto nella validità di «Itaker»: «Nel mio paese in Puglia da 12.000 passammo in pochi anni a 5.000 abitanti; in tanti andarono al nord in cerca di fortuna. Ma se non ci fosse stata quella massiccia emigrazione, non si sarebbe creato quel polo industriale Torino/Milano/Genova. Il film l'ho pensato per far riflettere su questo; e l'ho affidato a un ragazza che ha tutta la mia fiducia e che è stato determinante già per altri miei lavori del passato, Toni Trupia».




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    INTERVISTA A TONI TRUPIA (http://alessiobacchetta.blogspot.it/2013/0...ia-regista.html)

    «Itaker – vietato agli italiani» è uno di quei film che oggi quasi non si fanno più in Italia, una di quelle opere che ha inciso direttamente nel dna l'attitudine non commerciale ma si rifà al registro musicato decenni fa da gente come Germi e Rosi. Ciò non significa anacronistico, superato, solo poco presentabile a chi con il cinema brama fare soldi a tutti i costi. Cinema introspettivo, analitico di una situazione, drammatico ma che non rinuncia al piacere di imprimere a fuoco nell'uomo il suo rapporto con gli altri, la società, se stesso. La pellicola, il cui attore principale è Francesco Scianna in una di quelle interpretazioni destinate a essere ricordate, è stato presentato in concorso la sera di venerdì 19 aprile al BA film festival. Cerimoniere nella serata, oltre allo stesso Scianna, il
    regista Toni Trupia, il quale, a dispetto di un'età piuttosto giovane, ha inanellato già un primo appuntamento in lungo e un virtuoso sodalizio con Michele Placido. Toni infatti, tra le altre cose, ha scritto la sceneggiatura di «Vallanzasca – gli angeli del male» e fatto l'assistente alla regia in «Romanzo criminale».

    Comincia a dipingere le caratteristiche del tuo ultimo «Itaker» e la sua genesi.
    E' un film particolare che non prende di petto la realtà come sta facendo il cinema italiano; ma racconta una storia che si svolge negli anni '60, parla di immigrazione, di un bambino che parte dal Trentino per andare in Germania a cercare il padre. Ad accompagnarlo trova un giovane scavezzacollo, un napoletano, interpretato da Francesco Scianna; lui, per avere un passaporto pulito, visto che aveva avuto problemi con la giustizia, decide di riconsegnarlo al padre, ma poi matura il rapporto fra i due. Michele Placido, che mi aiutato a scriverlo e ha interpretato un personaggio, diede una suggestione dopo aver sentito per caso le vicende di un signore che dalla Puglia era andato a Milano a trovare il papà immigrato. Mi ha consegnato fra le mani questo spunto mettendomi anche un po' in crisi perché non rientrava nei miei programmi. In realtà, lavorandoci su, ho capito che molto di quello che il nostro Paese è oggi è frutto di esperienze simili a queste. Negli anni '60 anni il boom economico costò qualcosa, un sacrificio di molta gente perché l'Italia diventasse ricca.

    Il film ancora non l'ho visto; da quello che dici, pare tu sia andato alla ricerca dell'umanizzazione del personaggio. E' così?
    Certamente! Parlo di persone sradicate, che hanno patito molti drammi; il che, se ci pensi, non è troppo distante da quello che accade oggi, in cui si ricomincia a emigrare, la Germania è ridiventata appetibile.

    Continua il suo legame preferenziale con Placido con «Itaker»; come ti sei trovato a lavorare con lui?
    Con Michele ho vissuto un rapporto molto travagliato ma ricco, come accade spesso con personalità artistiche di quel livello, quando le certezze vanno in frantumi. In otto anni lo abbiamo fatto maturare e gli devo tantissimo, dai primi passi alla fiducia che mi ha donato come in occasione di «Vallanzasca».

    In cui, presuppongo, hai conosciuto Scianna.
    Esatto, lì lui interpretava il personaggio di Francis Turatello; ricordo ancora Michele che in ufficio me lo consegnò. Su Turatello non c'era moltissimo materiale, io avevo raccolto quanto possibile, ma ho vissuto con Francesco un'empatia immediata. E' una persona di grande umanità, di immediatezza cristallina; non ci ho pensato due volte quando c'è stato modo di lavorarci ancora. E' uno dei giovani attori di cui si parlerà; ha 31 anni, ma già le sue prime cose sono state di alto livello come in «Baarìa» di Tornatore. Non ha mai però fatto pesare la sua esperienza pregressa, è entrato nel personaggio, ha condiviso sotto tutti gli aspetti il progetto.

    Francesco in «Itaker» ha svolto il classico lavoro penetrativo nelle vesti e nelle carni del personaggio?
    Fa di tutto nell'entrare nella psicologia di chi interpreta; tieni conto che lui, siciliano, faceva un napoletano e se n'è stato a vivere a Napoli per due mesi assorbendo per due mesi gli umori della città. Questo andando oltre il folklore, gli stereotipi, non ha fatto Pulcinella, è stato straordinario.

    Io credo che Placido sia da un ventina d'anni il traino artistico di una schiera di giovani e meno giovani registi interessati al cinema di genere/denuncia/verità, che fanno fatica ad emergere ma che hanno i numeri per imprimere il loro nome. Sei d'accordo e, se sì, vuoi esserne parte?
    Sì per entrambe. Era molto tempo che i registi in Italia non cercavano il contatto con il pubblico in modo così corposo. La lezione di Michele è porsi costantemente il problema della realtà, di penetrarla, non lasciando perdere il senso dello spettacolo. I giovani cineasti, hai ragione, stanno vivendo un momento straziante; hanno energie interessanti, tornano ad esserci le sguardi, ma si disperdono. Per anni in Italia siamo andati avanti a far emergere lo sguardo di chi raccontava la storia; oggi stiamo riprendendo in mano le persone, le storie della gente in cui lo spettatore può riconoscersi. Essere popolari per un po' è stato come screditarsi e così i registi si sono chiusi nella campana di vetro facendo film quasi per loro stessi.

    Nei film drammatici, per rendere la giusta atmosfera poi al pubblico, ritieni che anche sul set si debba agire imponendo un clima similare? Che regista sei in tal senso?
    Non che credo che laddove ci siano delle pressioni esagerate si possa favorire la riuscita drammatica. Il set dev'essere luogo di grande serenità, di espressione personale; mi piace diventare amico di tutti quanti. Con gli attori siamo rimasti legati visceralmente anche dopo il film.

    Hai già dei progetti per il futuro?
    Sì, lo sto sviluppando con il produttore Sauro Falchi; è particolare e fa il punto sul periodo storico '60-'90 nel nostro Paese, ma lo fa con leggerezza, è in tono di commedia.

    C'è qualche professionista del cinema con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?
    Mi sono convinto che, pur riconoscendo i grandi maestri, è sbagliato idealizzare per forza qualcuno; la riuscita di un film non dipende però dal peso di costoro, che però non sono a priori migliori di altri in quel determinato set. Mi piacerebbe più che altro lavorare con tanti giovani, con idee fresche, cercando di volta in volta la faccia o la mentalità giusta per quell'occasione.




    INTERVISTA A RADEK WEGRZYN & ROBERTO GAGNOR: http://alessiobacchetta.blogspot.it/2013/0...-e-roberto.html

    INTERVISTA A CHIARA CONTI: http://alessiobacchetta.blogspot.it/2013/0...ti-attrice.html

    INTERVISTA A FEDERICO BRUGIA: http://alessiobacchetta.blogspot.it/2013/0...ti-attrice.html

    INTERVISTA A MARIANO TUFANO: http://alessiobacchetta.blogspot.it/2013/0...ti-attrice.html




    Ecco i tre film che ho visto recensiti in varie parti del nostro forum:

    ITAKER - VIETATO AGLI ITALIANI: https://dvd.forumcommunity.net/?t=54208728

    L'INNOCENZA DI CLARA: https://dvd.forumcommunity.net/?t=54208728

    RAZZABSTARDA: https://dvd.forumcommunity.net/?t=54208771

    Edited by macina - 21/4/2013, 21:59
     
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    GRANDE, GRANDISSIMO reportage!!! :woot: :wub:

    Davvero un'esperienza che mi sarebbe piaciuto vivere :rolleyes: Complimentissimi Mac! :wub: :wub:

    P.S. La discussione è da inserire ad inizio pagina tra gli "Importanti" qui --> https://dvd.forumcommunity.net/?t=3901691
     
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    Sì, Dani, tutto bellissimo e una cosa è bella sopra tutte le altre: il fatto di essere lì. Sembra una banalità, ma non lo è. Il fatto di respirare quell'atmofera, quella voglia di creatività e quell'aria frizzantina e sbarazzina di personaggi che sembrano apposta essere venuti al mondo per stupirti con le loro diavoleria.
    La conferenza stampa di Michele Placido poi è stata la cigliegina sulla torta.
    Hai letto cosa ha detto circa il suo nuovo film? Chissà cosa ne uscirà!
    :D

    Sull'indicizzazione in quella sezione di questo topic mi vengano in sostegno i mods, io non so come si fa.
     
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    Letto letto con gusto e piacere! Ti invidio tantissimo per questa esperienza sicuramente riempitiva e che ti rimarrà dentro chissà per quanto! :rolleyes:

    Per quel che riguarda l'indicizzazione il mio P.S. era appunto riferito ai mod ;) cmq l'ho già segnalato anche nell'index cinema
     
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    Eheh guarda, mi sono proprio preso 3-4 giorni di stop dal lavoro, quanto meno ho preso meno appuntamenti e, appena potevo, me ne sgattaiolavo a Busto Arsizio. E' qualcosa che gli appassionati di cinema dovrebbero fare più spessp: non limitarsi a vivere la loro passione in sala cinematografica o nell'home video, ma respirare il più possibile il festival. Certo non è facile, perché gli impegni ci sono per tutti, ma, almeno quando un festival, anche se piccolo, ce l'hai non lontano da casa, non vedo perché non approfittarne.
    Il fatto poi di andare come stampa mi dà sempre la possibilità di fare anche le interviste, il che rende il tutto ancora più pregnante di significato.
    Ho fatto due chiacchiere con giovani registi e attori a cui auguro ogni bene, in nome dell'amore che provo per il cinema italiano e per i ragazzi che provano ad emergere in questi tempi bui.

    Poi avevo anche formalmente domandato le interviste a Placido e a Garrone. :wub: Ma il primo non concedeva interviste al singolo giornalista; il secondo, a quanto mi è stato detto, concede interviste solo in prossimità delle uscite dei nuovi film. Va detto comunque che lo stesso Garrone, con la proiezione del suo Reality, ha poi parlato davanti a 600 studenti rispondendo con cordialità alle loro domande.
     
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    Molto interessante; io per pigrizia, lavoro ed un pò di caos (Roma non è Busto Arsizio) non riesco neanche ad affacciarmi al festival "di casa".
    Certo, andare come addetto ai lavori, agevola non poco e probabilmente ti da quella "spinta" in più ^_^

    CITAZIONE (macina @ 22/4/2013, 13:54) 
    Va detto comunque che lo stesso Garrone, con la proiezione del suo Reality, ha poi parlato davanti a 600 studenti rispondendo con cordialità alle loro domande.

    Questo non me lo sarei perso (te lo sei perso? :lol: )
     
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    Purtroppo me lo sono perso l'incontro di Garrone; ho cercato di fare i salti mortali, ma quella mattina non potevo rimandare degli appuntamenti di lavoro... E a malincuore non ci sono potuto andare. Rammento nuovamente però che Garrone non ha accettato di rilasciare alcuna intervista ad alcun giornalista. Almeno per Placido c'era la conferenza stampa.
     
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6 replies since 21/4/2013, 20:31   105 views
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