Baff - Busto Arsizio film festival

29 marzo / 5 aprile 2014

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  1. macina
     
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    Il regista Peter Marcias

    Se c'è un aspetto che gradisco del Baff è il contatto diretto con gli autori; al di là dei grandi nomi che si concedono spesso solamente in conferenza stampa per i giornalisti, vi è spesso la possibilità da parte di chiunque di interloquire con gli artisti e i professionisti del cinema fra autografi, uno scambio di battute. Il tutto viene incorniciato da un clima informale che idealmente restituisce il cinema alla gente comune e riagguanta
    quella destinazione iniziale della settima arte che partiva dall'uomo della strada per esprimere punti di vista ed emozioni.
    E allora succede che, facendo due parole con il direttore artistico Steve Della Casa, io gli comunichi che mi farebbe piacere intervistare il regista Peter Marcias, di cui non conosco moltissimo a livello artistico ma la cui poetica mi intriga oltremodo. Steve, con il suo solito stile amichevole e senza filtri particolari, mi indica lo stesso Peter che se ne sta comodo su un divano poco distante.

    Le righe che seguono sono il frutto della chiacchierata con lui, che ringrazio non solo per la possibilità ma soprattutto perché nei suoi occhi luminosi ho letto la verace passione cinematografica al di là di calcoli, impostazioni preconcettuali.

    "Tutte le storie di Piera" è un ritratto, non esattamente un documentario, che riguarda la grandissima attrice Piera Degli Esposti, delineata da personaggi importanti del cinema che hanno lavorato con lei. Ho scelto alcuni dei più grandi registi italiani come Nanni Moretti, Lina Wertmuller, fratelli Taviani o Marco Bellocchio. Ne è uscita una descrizione di una donna a tutto tondo, che la ha saputo sfuggire da una situazione difficile a livello famigliare ed entrare nel cinema con piccoli ruoli che le hanno dato popolarità e rispetto da parte di pubblico e critica.

    Io conobbi Piera sul set del mio film "I bambini della sua vita"; da lì c'è stata passione, stima e affetto reciproci e in quel modo è maturata la mia scelta di fare un film su di lei.

    Vengo colpito da fatti di tuti i giorni. Nel mio primo film "Un attimo sospesi" riflettevo sulle ansie e le paure della guerra e delle manifestazioni a Roma. "I bambini della sua vita" racconta una situazione delicata fra chiesa, omosessualità, passioni e disagi famigliari. "Dimmi che destino avrò" parla di rom in Italia e sta ancora avando successo anche a livello internazionale; l'attrice protagonista è albanese, Luli Bitri, ed è stata premiata proprio qui al Baff lo scorso anno.

    Ho visto i vari film di Vittorio De Seta, che è un vero e proprio maestro. "Banditi a Orgosolo" ovviamente lo apprezzo molto ed è il classico esempio di un film sardo fatto da un non sardo. A me non interessa tanto il cinema di indagine antropologica, al contempo ho molta cosiderazione per quelli che riescono a farlo. Io ho avuto la fortuna di andare via dalla Sanrdegna e di tornarci spesso e girarci film; adesso ho uno sguardo tutto mio verso la mia terra, posso parlarne osservadola dall'esterno. E' come se io, sardo, non parlassi di Sardegna ma allo stesso tempo ne parlassi; questo non so se sia un bene o un male e, come ho detto, ho davvero stima per chi è in grado di realizzare opere permeate di territorio. La nostra Regione è interessantissima per il paesaggio, offre tutto; oggi però girare in Sardegna ha costi enormi anche perché non ci devono girare solo i sardi.

    Io adesso dal 2000 vivo a Roma, scendo tantissimo in terra natìa, a Roma ho dialoghi con i professionisti, è un polo che attrae un po' tutto il mondo e ti fa sentire in un'altra dimensione. Non pensare però che a Roma, appena esci di casa, hai un'opportunità di fare cinema.

    In Italia abbiamo una situazione imbarazzante per il cinema e l'arte in genere; sono tantissime le difficoltà di arrivare a produzioni in dvd soprattutto per un cinema studiato. I produttori, lo capisco, fanno il loro lavoro e spesso non rischiano. Grazie a dio io sono stato fortunato con la distruzione, tutti i miei film sono usciti in dvd e "Dimmi che destino avrò" l'ha prodotto Gianluca Arcopinto, uno dei più importanti per il cinema indipendente di un certo tipo. Alcuni colleghi però non riescono ad avere questa fortuna; a loro consiglio di partecipare il più possibile ai numerosi festival che ci sono in giro, è un modo per farsi conoscere e respirare cinema. Io sono attentissimo e cerco di essere presente il più possibile, siamo noi i primi a doverci far vedere. Il pubblico va anche educato e un modo importante è appunto quello di fare il primo passo.

    Certe cose bisogna sentirle: non è questione di compromessi in un futuro darsi a un tipo di cinema più commerciali. Per come la vedo io è una questione di sinerità con se stessi; è meglio evitare quando un progetto non ti convince, nuoci a te e alla produzione. E' una riflessione intellettuale prima ancora che monetaria.


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    MERCOLEDI' 2 APRILE ORE 21 AL CINEMA MANZONI DI BUSTO ARSIZIO

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    La sala del cinema Manzoni di Busto Arsizio non era piena, eppure si respirava il soffio degli eventi raccolti e discreti, quelli che non gridano ma sussurrano bellezza. Così come la vita e la carriera dell’attrice teatrale e cinematografica Piera Degli Esposti, raccontata in punta di piedi ma con cognizione di causa dal regista sardo trapiantato a Roma Peter Marcias nel film “Tutte le storie di Piera”.
    E di storie, “cose”, Piera ne ha molte da raccontare, lei attrice in grado di emozionare e toccare il cuore con
    vari registri, con il sorriso di quelli che hanno qualcosa da dire, con nel volto scolpita una storia, lei in grado di ritagliarsi piccoli ruoli nel piccolo schermo ma “pesanti” nel loro conficcarsi nelle vene dello spettatore. Moretti, Taviani, Bellocchio, Tornatore: questi e altri inossidabili registi del cinema italico, qui presenti ad esprimersi, hanno fotografato tale bellezza consegnando ai posteri una vèrve, quella di Piera, in grado di scardinare la schiavitù del tempo.
    Sfido chiunque abbia un briciolo di sensibilità a non riconoscere in quello sguardo qualcosa di magico, particolare, sofferente ma al contempo gaudente, forte come un tuono ma anche delicato e fragile. Tali virtuose antinomie emergono tutte nel film di Marcias, il quale compie in primis un atto di gentilezza nel non dare in pasto al pubblico nulla. Piera viene consegnata per quello che è, nel bene e nel male, senza esagerazioni e ammiccamenti; anche la storia famigliare non facile e il rapporto con la madre non sono strumentalizzati ma divengono base propulsiva per delineare il presente e la cifra artistica dell’attrice. Un’attrice, una donna che ha saputo superare quelle esperienze facendole tesoro, un ideale superamento del dolore mutandolo in piacere, virtù, creatività.
    La voce narrante della stessa Piera racconta, centellina ricordi, momenti, attimi, sensazioni; Marcias non entra in partita con la sua di voce, lascia parlare immagini rendendole eloquenti, e lascia parlare appunto l’attrice facendo in modo che lei stessa divenga giusta protagonista e non “vittima” analizzata in un documentario. Talvolta in questa forma cinematografica fatti, persone e accadimenti si fanno quasi “topi da laboratorio”, una sorta di vivisezione storica che in alcuni imbarazzanti casi attiene al non rispetto e alla falsificazione parziale della realtà. Qui Marcias delizia in punta di fioretto, enuclea le propaggini emozionali di Piera, legge negli occhi dei grandi registi la stima verso di lei, elargisce null’altro che verità da inoculare a chi guarda piano piano. Non per nulla la Degli Esposti ha apprezzato a tal punto l’opera da sviluppare con il sodale Marcias una serie di appuntamenti un po’ in tutta Italia per presentarla.
    E poi un altro merito: non viene qui fatta una sorta di agiografia di Piera, non viene incensata oltremodo ma semplicemente presentata ivi compresa anche la relazione con Marco Ferreri.
    Esempio mirabile di dedizione totale all’arte, di particolare pregio è laddove si spiega il suo “crearsi personalmente un piccolo film nel film ufficiale”. Pare infatti che il suo attaccamento alla causa e la sua sensibilità fossero tali da farle ingrandire interiormente il suo personaggio, sebbene piccolo e non fondamentale, rendendolo dotato di tanta vita e significato.
    Il pubblico del Baff, dopo la presentazione dello stesso Marcias e del critico cinematografico Laura Delli Colli, ha ascoltato la voce teatrale e ammaliante di Piera per tutta la durata.
    A Piera Degli Esposti viene conferito il Premio "Maria Adriana Prolo 2013" alla carriera.

    Una preziosa esperienza. Grazie a Peter Marcias.

    Edited by macina - 3/4/2014, 11:40
     
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