Boyhood

di Richard Linklater

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  1. novocaines
     
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    Boyhood è un film chiaro, nel senso che si pone subito per quello che vuole essere e si apre infatti sulle note dei Coldplay che sicuramente negli ultimi anni si sono meritati il titolo di icona pop della musica internazionale. Questa scelta potrebbe fare storcere il naso sin dall'inizio a chi quando va in sala ha sempre la speranza di trovare qualcosa di nuovo, lontano dai così detti luoghi comuni che quando presenti rendono quasi sempre inevitabile l'etichetta di film banale. Se è questo il criterio da seguire allora Boyhood è il più banale dei film immaginabili poiché punta a raccontare la vita di una famiglia che è l'immagine stessa del luogo comune. Il fatto che molte scelte narrative del regista possano trovarsi poco interessanti è dovuto dall'essere cose a cui siamo abituati, non ci sorprendono perché li abbiamo vissute o ne siamo venuti a contatto, così ad esempio la scelta del marito ubriaco che picchia la moglie appare noiosa, non avendo in sé nessuna idea degna di nota, quando ci si sta semplicemente ispirando a quella che potrebbe essere la situazione di molte persone.
    Linklater ha messo in scena la vita di Mason senza alcun artificio cinematografico, crea una storia qualunque con un ragazzino che cresce mentalmente e fisicamente, mentre lo spettatore osserva e nota i lineamenti cambiare nel volto di Ellar Coltrane e di tutti i personaggi in generale che, grazie a un immensa dilatazione della durata delle riprese crescono effettivamente in 'tempo reale'. Così ci troviamo quasi a sfogliare un album di famiglia, passando da un giorno, mese, anno all'altro, concentrandoci su particolari momenti di vita che segnano la crescita di Mason.
    L'anima del film è ben rappresentata da una scena padre-figlio in viaggio in auto per un fine settimana lontano da tutto, qui il padre è colpito dal passaggio di una canzone che ama alla radio e prova a spiegare al figlio che la potenza del testo sta nel fatto che sia vero, che l'artista si sia solo limitato a raccontare quello che ha vissuto così come nel film tutto scorre come se fosse realmente accaduto.
    Una menzione speciale a Hawke che nella parte del padre distratto e immaturo si dimostra impeccabile.
    Boyhood si presenta come un progetto lontano dal mondo cinematografico, da cui emerge la grande voglia di un autore di raccontare e che a mio parere riesce nel suo intento.


    CITAZIONE (raystorm @ 26/4/2014, 12:48) 
    Linklater è uno tra gli autori più sottovalutati...purtroppo

    Io penso che invece Linklater sia veramente molto apprezzato, da una parte consciamente per chi apprezza i suoi lavori più artistici come waking life o a scanner darkly, dall'altra per chi, forse anche non conoscendolo direttamente, ha comunque adorato school of rock.
    Personalmente ne ho sempre sentito parlare bene.
     
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8 replies since 26/4/2014, 09:35   278 views
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