La trilogia del dollaro in sala

Estate con Sergio Leone e Clint Eastwood

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  1. Kurtz
     
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    23 giugno, al The Space Cinema di Napoli

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    - Qui sarete come a casa vostra...
    - Spero proprio di no. A casa mia stavo malissimo.

    Ci son voluti un paio di decenni ma alla fine son riuscito a vederlo in sala, l'origine di tutto, il fulmine cinefilo che, all'età di 7/8 anni, mi rivelò - insieme - il West e il suo mito, il western, Sergio Leone e il cinema, le freddure ad effetto che ancora oggi mi ripeto nella testa come un mantra, specie quando hanno un tono proverbiale ("Quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola, quello con la pistola è un uomo morto") Clint Eastwood che parlava poco ma se ne andava in giro con una faccia che incuteva timore in qualsiasi avversario. Ci ho messo un po' di anni (e un bel mucchio di libri, visioni e revisioni) per capire il motivo del mio amore incondizionato per il western di Leone, che poi è il motivo per cui quasi tutto lo amano: quell'idea di cinema come altissima realizzazione ludica, un modo per sognare l'America (e i suoi miti) con la scatola cinese più mitologica che ci sia. Perché, in fondo, tutti vogliamo tornare sempre, anche se a livelli diversi, a giocare a indiani e cowboy.
    A questa prima visione in sala, c'era anche la mia fidanzata, e mi sentivo insieme responsabile e parecchio invidioso: lei lo ha visto per la prima volta, e in sala, subendo e godendosi dunque l'effetto originario che avrà fatto agli spettatori negli anni Sessanta. Un'esperienza che per forza di cose non può riguardare me che l'ho conosciuto in Tv e l'ho ri-conosciuto consumando vhs e dvd.



    4 luglio, al The Space Cinema di Napoli
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    Il terzo capitolo della trilogia è quello più compiuto e compatto, ma questo resterà sempre quello cui sono più affezionato. È la seconda volta che me lo pappo in sala (la prima a Venezia qualche anno fa) ma l’emozione è sempre la stessa. Ai titoli di testa già avevo la pelle d’oca, al momento del saluto finale tra i due protagonisti per poco non mi pigliava fuoco la testa. Per qualche dollaro in più, come spesso nel cinema di Leone, è un concentrato di scene che sembrano fatte apposta per essere citate. Merito anche dei dialoghi di Vincenzoni. In sala ogni tanto stringevo (o stritolavo) la mano di Silvia per dirle questa scena è una delle più belle, questo è un pezzone... solo che mi son reso conto che lo facevo ogni cinque minuti e allora ho smesso onde rischiare di fratturarle qualche falange. Allo stesso modo, mi son trattenuto dal mormorare le battute insieme ai personaggi (su Per qualche dollaro in più mi faccio schifo da solo: potrei citare il film quasi dall'inizio alla fine, inquadrature comprese), giusto qualcuna m'è sfuggita mio malgrado perché proprio il tasso epico o cazzuto, in sala, lo richiedeva proprio a gran voce.
    Da bambino, a un carnevale, mi sono vestito come il Monco, con tanto di poncho fatto a mano. Avevo pure il Winchester formato ridotto-giocattolo, ma fatto comunque di legno e ferro pesante. E gli speroni e gli stivali.


    Io non conosco più nessuno! Sono morto io! Sì, un tempo conoscevo tutti, quando qui in torno c'era solo la prateria. Ma adesso avete tutti... fretta! Coi vostri treni maledetti! Treni fottuti! Ciuf! Ciuf! Ciuf! Ciuuuuf! Puh! Schifo!

    Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto.

    Quei due piuttosto che averli alle spalle è meglio averli di fronte, in posizione orizzontale, possibilmente freddi.

    - Agiremo dall’interno e dall’esterno…
    - Perché quando dici dall’interno pensi a me?
    - Perché non ti conoscono. Se Wild mi vede gli prende fuoco la gobba...

    - Colonnello, ma tu... sei mai stato giovane?
    - Mh, sì... e anche incosciente come te. Fino al giorno in cui mi accadde un fatto... che mi rese la vita estremamente preziosa!
    - Quale? … Forse è una domanda indiscreta!
    - No... le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono, a volte

    El Indio: Questo chi è?
    Sancho Perez: Mio amigo. Lui mi ha liberato.
    El Indio: E tu gli hai chiesto perché ti ha liberato?
    Sancho Perez: Già. Perché mi hai liberato amigo?
    Il Monco: Perché ci sono grosse taglie su voi galantuomini e le taglie significano denaro e io sul denaro non ci sputo mai sopra. Mi basta sapere attendere.
    El Indio: Amigo. Era l'unica risposta che potevi dare.

    Indio, tu il gioco lo conosci.

    - Ragazzo, sei diventato ricco.
    - Siamo diventati ricchi.
    - No. Tu solo, e te lo sei meritato.
    - E la nostra società?
    - Un'altra volta...

    - Che succede ragazzo?
    - Niente vecchio, non mi tornavano i conti. Ne mancava uno.
     
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