In memoria di me

costanzo e il noviziato

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  1. marsellus wallace
     
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    in memoria di me

    Regia di Saverio Costanzo con Christo Jivkov, André Hennicke, Marco Baliani

    Genere: drammatico

    Durata: 115 minuti

    Anno: 2006

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    Trama: Andrea (Christo Jikov) è un bel ragazzo sui trent’anni che, apparentemente, sembra avere tutte le carte in regola per riuscire nella vita. Ma il suo rapporto con il mondo lo porta ad un profondo stato di smarrimento. Per questo, con lo scopo di recuperare un certo stato di equilibrio interiore, si sottopone al noviziato. Lungo il percorso accidentato della preghiera e degli esercizi spirituali per l’avviamento al sacerdozio, Andrea scopre l’universo misterioso ed intransigente del monastero. Nel silenzio assordante della grande comunità ecclesiastica, i novizi vengono costantemente tenuti d’occhio. Spiando i loro gesti e sorvegliando i loro moti più intimi, il Padre Superiore (André Hennicke) cerca di spronare i ragazzi ad abbandonarsi definitivamente a Dio. Durante il suo difficile percorso interiore, l’attenzione di Andrea si concentra sull’irrequieto Fausto (Fausto Russo Alesi) e su Zanna (Filippo Timi), novizio ribelle contrario al ‘dogmatismo’ dell’intero sistema-Chiesa.

    Commento:un cinema fatto di luci e ombre, di stili geometrici e ricercatezza nel silenzio interrotto dalle musiche che ogni tanto irrompono a spezzare la continuità della monotona esistenza di questi novizi insicuri. Non tanto perchè gli manchi la fede, ma perchè non riescono a percepire il vero motivo della loro presenza e della loro missione all'interno del luogo di culto. Filmando con geometrie rigide e continui movimenti di zoom, per meglio centralizzare l'attenzione o allargare il campo visivo, Costanzo si concentra sulle luci e sulle ombre dei misteri che sono presenti all'interno dell'edificio mostrandoci lunghi corridoi mai veramente solari, volti che raramente tradiscono emozioni e persone che solo nella semioscurità riescono a mostrare il loro vero sentire. Claustrofobia cinematografica intensa, dato che quasi tutto il girato è all'interno e non si percepiscono rumori e segni di vita esterni se non nel fischio e nel passaggio delle navi, con tanti richiami a stilemi del passato con presente il cinema delle ombre tedesco.
    la vicenda si muove silenziosa tra le mura senza mai innalzarsi a vera scoperta dei piccoli/grandi misteri che il regista semina lungo il girato, apatica, e i movimenti sempre uguali durante il giorno non fanno altro che confermare la totale mancanza di onestà di quanto si può fare o dire, e l'unica cosa personale che il novizio riesce a compiere è la fuga, silenziosa, lontana dalla verità della motivazione per tutti gli altri, mentre in qualche luogo vicino ma dimenticato qualcuno sta soffrendo le colpe di qualcosa che non si trova nell'azione ma nel dogmatismo.
    Veramente suggestive le inquadrature con camera fissa dei lunghi corridoi, le ampie vetrate che ricordano un cancello verso l'esterno visivo ma fisicamente imprigionante, ma sopratutto la telecamera sempre discreta che segue con presenza non invadente i movimenti ritmici o meccanici dei novizi mai preda di alcun vero stato emozionalmente eccessivo, costretti da un dogmatismo impietoso a lasciarsi tutto dentro.
    Non si può nenache parlare di cinema anticlericale come potrebbe sembrare al primo impatto, i discorsi sono improntati alla denuncia di alcuni stati di un certo argomento, mentre la fede e la voglia di conoscenza dei sacri testi è reale, genuina, completamente desiderata. Solo che manca una necessaria logica della serenità nel poterla trovare, governata da dietrologie del tutto imponenti e oppressive, come il bellissimo discorso spiato con alle spalle la figura della statua dell'alto prelato alle spalle.
    Prendendo a spunto il cinema di Philip Groning con "Il Grande silenzio"e il concetto base di"Stigmate"della semplicità del credo, Costanzo costruisce un film criptico, da seguire con estrema attenzione, ma suggestivo e potente, del tutto disaffrancato da ogni influenza produttiva, con una vitalità nascosta e magmatica all'interno dello spirito molto superiore a una solo apparente mancanza di emozioni, che i visi e le parole raramente trascendono, di quello che vediamo sullo schermo.
    Da vedere per riflettere questi prodotti girati con coraggio, lontanissimi da ogni moderna pellicola, apprezzabile sia dal laico che dall'ecclesiastico in quanto raccontano uan storia senza esaltare o distruggere il tutto ma solo il comparto.

    Edited by hellboy1 - 24/9/2011, 12:44
     
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  2. MrBlù
     
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    Marsellus,suscitano-sempre-interesse-in-me-queste-pellicole-che-scrutano-un-mondo-vicino-ma-con-i-suoi-dogmi
    quasi-a-voler-spiare-una-realtà-parallela-alla-nostra,che-si-sfiora-ma-non-si-interseca.
    Non-se-se-è-anche-il-caso-di-questo,dalle-tue-parole-forse-non-sembra,cmq-lo-vedrò-sicuramente.
    Complimenti-per-la-recensione,sin-troppo-bella,ho-idea-che-potrebbe-uperare-la-pellicola-stessa :)
     
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  3. marsellus wallace
     
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    diciamo che più che un mondo parallelo ci si interroga sui perchè di un mondo chiuso, quando la parola cristiana dovrebbe essere un liberare emozioni agli altri mentre qui si distrugge ogni tipo di raffronto con l'esterno. Paura per un dogmatismo antiquato che non regge più il contatto con l'incedere del mondo ? ... non facciamoci domande con risposte che atterriscono...(jules ezechiele 25.17) :-)
     
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2 replies since 17/3/2007, 01:29   102 views
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