100 chiodi

Ermanno Olmi

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  1. marsellus wallace
     
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    Cento Chiodi

    La voglia di scappare e sparire

    scritto e diretto da ERMANNO OLMI
    direttore della fotografia FABIO OLMI
    montaggio PAOLO COTTIGNOLA
    suono FRANCESCO LIOTARD
    costumi MAURIZIO MILLENOTTI
    scenografia GIUSEPPE PIRROTTA
    musiche originali FABIO VACCHI
    aiuto regista GAIA GORRINI
    direttore di produzione EZIO ORITA
    produttore esecutivo ELISABETTA OLMI

    una coproduzione cinema11undici e Rai Cinema
    prodotto da Luigi Musini e Roberto Cicutto

    un film realizzato con il contributo del
    Ministero per i Beni e le Attività Culturali
    Dipartimento dello Spettacolo - Direzione Generale Cinema

    distribuzione MIKADO
    uscita nelle sale 30 marzo 2007
    Nazione Italy
    Distributore 01 distribuzione

    manifestominnf5

    centochiodi201ug8

    Trama :Un giovane professore con la faccia che sembra quella di Cristo, un giorno decide di sparire per cambiare completamente vita e rifugiarsi sulle rive del fiume Po. Qui incontrerà i personaggi della comunità del luogo che gli dimostreranno la loro amicizia e solidarietà...ma un fatto avvenuto precedentemente sembra non voglia concedergli spazio per una nuova esistenza...

    Commento: Olmi ritorna a dirigere raccontando una storia rurale ambientata sulle rive del fiume Po, con parecchie parti in dialetto sottotitolato, utilizzando attori non professionisti come nel caso dell'Albero degli zoccoli. Storia padana come quella raccontata anni addietro ( in un contesto del tutto diverso ), ma con una assoluta e totale mancanza di fascino e di vera profondità di racconto. Dopo le suggestive prime immagini della "scena del crimine" con quei volumi infilzati dai chiodi da crocefissione, vengono inseriti nella sceneggiatura personaggi del tutto improbabili ( come quello del preside bikers ), allestendo man mano una vicenda soporifera che ha più il sapore di una cartolina rurale che quello del vero racconto. Panettiere, anziani e postini di buoni e genuini sentimenti fanno da insapore corollario alle anonime gesta di un Raz Degan del tutto inespressivo per dovere di trama ma anche per manifesta incapacità nel dare impulso al personaggio, dotandosi solo della barba per sembrare un novello Cristo fermatosi nelle campagne. Olmi si concede qualche bella scena fotografica ( come quella del ponte e della giacca ) ma evita nella maniera più assoluta che la tenuissima vicenda gialla si espanda, si alzi di tono e abbia delle intenzioni reali di racconto ( e allora perchè proporla ? ) se non una raffazzonata ed esilissima spiegazione nel finale.
    Dotati di una videocamera anche delle persone di conoscenze solo discrete di cinematografia potrebbero girare questo che in definitiva è solo un filmino da gita, pieno di omaggi per una terra che ama, che per errore ha infilato il circuito dei cinema invece di poltrire dentro una vhs polverosa del National Geographic. Leggendo i credits ci viene da pensare che abbia usato il film come una palestra artistica per la famiglia Olmi ( presente in più sezioni del film ), ma da un regista del suo calibro non è pensabile che il suo pubblico possa sopportare una simile soporifera ed inutile pellicola documentaristica, mascherandola all'inizio e alla fine di un valore iconografico e morale, quando le due sezioni sono completamente scollegate dal racconto centrale e solo un futile tentativo di creare un alone mistico, dato che la fuga non è conseguente all'atto della crocefissione ma una decisione presa in seguito ad una scelta di vita.

    Edited by hellboy1 - 9/10/2011, 11:33
     
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  2. MrBlù
     
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    peccato!
     
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  3. anais
     
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    CITAZIONE (marsellus wallace @ 4/4/2007, 15:43)
    ma da un regista del suo calibro non è pensabile che il suo pubblico possa sopportare una simile soporifera ed inutile pellicola documentaristica, mascherandola all'inizio e alla fine di un valore iconografico e morale, quando le due sezioni sono completamente scollegate dal racconto centrale e solo un futile tentativo di creare un alone mistico, dato che la fuga non è conseguente all'atto della crocefissione ma una decisione presa in seguito ad una scelta di vita.

    <_<
    questo commento, dai dubbi che avevo (in particolare sulla presenza di Raz Degan :lol: ah proposito, ma come recita?) mi convince definitivamente ad evitare questo film! :)
    bravo marsellus, as usual! ;)
     
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    Visto mercoledì, mi aspettavo molto di più anche se non mi ha fatto schifo del tutto... l'inizio è molto poetico e intrigante, la prosecuzione "in provincia" è un bel ritratto popolare se non fosse che sembrano persone vere che recitano se stesse non riuscendo ad essere pienamente naturali e genuine... ( non so se si capisce cosa intendo... :huh: :unsure: )
    La fine è la parte che mi lascia più perplessa... dopo l'escalation naturalistica del ritorno alle origini, alla vita semplice "pane, amici, musica e vino" ( che a quanto pare è utopistica, non può durare per sempre) siamo ributtati nella realtà burocratica delle responsabilità senza alcuna spiegazione.
    Non è risolutivo nemmeno l'incontro-scontro con il prete, con il quale il protagonista ha lavorato spalla a spalla per anni ed ora sembrano due sconosciuti, il che potrebbe anche essere un'ottimo spunto se non fosse che non mi è chiara la molla del cambiamento scattata nel professorino Degan...
    Se ci sarà occasione me lo rivedrò perchè alcune cose, soprattutto l'aspetto religioso me lo vorrei svoscerare meglio...
    Dulcis in fundo, Raz Degan doppiato da Giannini ( non padre ovviamente... :sick: ) non si può sentire, forse sarebbe stato meno peggio addirittura al naturale... come tutte le altre parti del film ridoppiate che personalmente non digerisco affatto -_-
     
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  5. Jimmy Gator
     
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    Francamente non sono affatto d'accordo con chi mi ha preceduto qui sopra! :)

    Ho visto Centochiodi la sera di Pasqua, forse un po' trascinato dall'argomento di strettissima attualità proprio quel giorno. E mi è decisamente piaciuto.

    Olmi dice che è stato il suo ultimo film dopo di che farà solo documentari, ma già in Centochiodi l'elemento documentaristico è piuttosto evidente. Quel che ci fa vedere è uno scorcio di vita rurale lungo le rive del Po, con attori non-attori, infatti tutti improvvisati. Unica eccezione Raz Degan che non mi è affatto dispiaciuto, anche se logicamente doppiato visto il suo italiano non propriamente perfetto...

    In ogni modo il discorso più interessante credo sia quello umano-religioso. Un discorso difficile e sicuramente molto sofferto per il cattolico Olmi che parla ad un'Italia che è ancora largamente un paese di tradizione cattolica, spesso un po' conservatrice. Olmi parte dall'idea che Gesù fosse un rivoluzionario, un "disobbediente" e quindi non capisce questi modi di fare molto intransigenti della Chiesa Cattolica, vista come istituzione. Metodi intransigenti che sono basati sui libri... i libri che il professorino inchioda, preferendo bersi una tazza di caffè con un amico. Il personaggio di Raz Degan, dopo aver passato gran parte della sua vita immerso nelle verità dei libri subisce una svolta e decide di abbandonare tutto per ricercare quel contatto umano, quell'amore umano e semplice raccontato da Gesù.

    E' un film di forte critica verso l'istituzione della Chiesa; critica che peraltro, da cattolico, mi sento di condividere in larghissima parte. Io l'ho trovato interessantissimo, senza soffermarmi gran che sulle interpretazioni degli attori-non-attori, quanto molto più sul messaggio che Olmi ci vuole dare.

    IMHO un film decisamente da vedere, specie per chi è credente.
     
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  6. marsellus wallace
     
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    Meglio che non leggi l'altra rece di apertura Jimmy...a parte gli scherzi...
    onestamente , a parte la non recitazione del Raz, tutta questa critica sulla chiesa proprio non ho visto.
    La recensione è molto bella e personale e ti faccio i complimenti indipendentemente dal tutto, ma olmi prende iconografie ecclesiastiche consolidate ( in modo che lo spettatore non si affanni a schiodare i libri per vedere che sono ) per proporre quadrettini del tutto stereotipo ( l'ultima cena, gli apostoli, ecc...) di nessun fascino, banalotti e per giunta pure filmati malissimo. Il tutto infarcito di scene comuni da filmino familiare. Il fatto che preferisca un te con un amico ai libri mi sa di gratuito lontano kilometri, sopratutto da un ( grande ) regista che ha fatto della conoscenza della storia un cavallo vincente, perpetrabile nel futuro solo con la stampa e ora con il net.
    psicologie inantili perchè banali, non meravigliose perchè fanciullesche e genuine. E alla fin fine il film non vale nulla perchè una prova svogliata di regia ( uno, dico un, primo piano decente sul faccione inespressivo del Raz non c'è ) si coniuga a un idea che di mistico ha solo la scena iniziale suggestiva dei libri inchiodati, il reto è una pagnotta senza sale che possiamo interpretare come vogliamo, dandogli chissà che significati. l'arte starebbe nel mostraceli chiaramente e suggestivamente, non nel doverla immaginare, e per questo che Olmi fallisce il presunto canto del cigno...
     
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  7. Kurtz
     
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    Ci sarebbe da scrivere un trattato sulle influenza negative che la peggiore ficsciòn nostrana (per favore non chiedetemi qual è la migliore) possa avere sul cinema. E su un autore di rispetto come Olmi. Centochiodi parte proprio male, ma male proprio, roba che stavamo meditando di abbandonare la sala. Scritto male, recitato peggio nel più puro casereccio della tivvù nostrana, con preti che pronunciano battute che se davvero le pronunciano le persone nella vita reale, allora io sono il Nazareno. Molto meglio la parte centrale del film, che pure produce qualche dejà vu con la sua storia un po' vecchia dell'intellettuale che si spoglia (letteralmente) degli averi e dei gadgets moderni alla ricerca di purezza (ma dove succede nella vita reale che uno getta un telefonino high tech dalla macchina in corsa? dai però almeno qui Degan i soldi se li tiene) e personaggi un po' piatti e battute pronunciate a cantilena. Ma c'è anche il momento in cui il professore universitario si immerge dentro una natura boschiva sulle rive del Po, incontro panico silente, che colpisce perfettamente forse proprio perché non si affida alle parole, ma alla pura forza delle immagini (forse è davvero meglio che Olmi si ritiri a fare solo documentari). Il simbolismo, l'identificazione tra il professorino e la figura angolare della religione cristiana è portata un po' troppo allo scoperto, spesso sottolineata anche quando non serve, risultando ridondante (si dice almeno quattro volte che somiglia a Gesù Cristo quando è già di per sé evidente); ma devo ammettere che Degan convince, il suo volto è una prismatica tavolozza di espressioni, dove il doppiaggio di Adriano Giannini è un po' accademico e un po' privo di brio (l'indiana la doppiava Claudia Catani!!! E chi seguiva un certo telefilm comprenderà il motivo dei tre !).
    Signor Degan, ovunque lei sia, sappia che sarà accompagnato dalla mia sacrosanta invidia.

    5.5

    CITAZIONE (marsellus wallace @ 16/4/2007, 23:12)
    onestamente , a parte la non recitazione del Raz, tutta questa critica sulla chiesa proprio non ho visto.

    sono d'accordo. a me è sembrata più un'indagine su un uomo e sulla sua sete di cambiare e capire che una critica alla chiesa. semmai la critica era al sapere "scritto", libresco e poco vitale.
    Su Degan non sono d'accordo, a me è piaciuto.
     
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6 replies since 4/4/2007, 14:43   2521 views
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