Il colore della libertà

good bye bafana

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  1. marsellus wallace
     
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    Il colore della libertà

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    Genere: Drammatico Storico Documentario
    Durata: 140 min.
    Data uscita nei cinema: 30/03/2007
    TITOLO ORIGINALE: Goodbye Bafana
    NAZIONE: Belgio / Sud Africa / Gran Bretagna / Lussemburgo
    GENERE: Drammatico
    DURATA: 140 min. (colore)
    DATA DI USCITA: 30 Marzo 2007

    CAST TECNICO E PRODUZIONE
    REGIA: Bille August
    SCENEGGIATURA: Greg Latter
    SOGGETTO:
    Bob Graham
    James Gregory
    PRODUZIONE:
    Jean-Luc Van Damme (produttore)
    Ilann Girard (produttore)
    Andro Steinborn (produttore)
    Jimmy de Brabant (produttore esecutivo)
    Michael Dounaev (produttore esecutivo)
    Kami Naghdi (produttore esecutivo)
    Roberto Cipullo (co-produttore)
    Gherardo Pagliei (co-produttore)
    Stephen Margolis (co-produttore)
    Kwesi Dickson (co-produttore)
    David Wicht (co-produttore)
    MONTAGGIO: Hervé Schneid
    FOTOGRAFIA: Robert Fraisse
    SCENOGRAFIA: Tom Hannam
    COSTUMI: Dianna Cilliers
    MUSICA: Dario Marianelli

    Joseph Fiennes interpreta James Gregory
    Dennis Haysbert interpreta Nelson Mandela
    Diane Kruger interpreta Gloria Gregory
    Shiloh Henderson interpreta Brett Gregory

    Trama: la storia del carceriere di Nelson Mandela durante quasi trenta anni di prigionia del leader antiapartheid. Dal 1968 al 1990 il leader dei neri sudafricani oppressi dalla minoranza bianca è rimasto prigioniero in varie carceri o in dorati isolamenti, accompagnato e guardato sempre e comunque da un carceriere di nome James Gregory. Convinzioni e certezze di fronte a un leader tanto carismatico scompaiono o si trasformano...ù

    Commento: il titolo originale ( che nel doppiaggio italiano diventa ovviamente un altra cosa completamente diversa ) si riferisce al fatto che il carceriere di Nelson Mandela ha imparato il dialetto del luogo, denominato Xhosa, da un amico d'infanzia di colore ( Bafana, appunto ) che poi ha dovuto salutare per le troppe differenze che un paese come il Sudafrica del 1968 riportava tra bianchi e neri.
    Il film si svolge completamente attraverso gli occhi di James Gregory ( Joseph Fiennes ), che con la moglie Gloria ( una Diane Kruger decisamente fascinosa ) si reca sull'isola dove tengono prigioniero Mandela ( Dennis Haysbert, qualcuno lo ricorderà come il presidente Palmer del serial tv "24") per svolgere il proprio lavoro.
    Didascalico come non mai, il raffinato ma qui macchinoso Bille August ( ha diretto tra gli altri "La casa degli spiriti" e "Il senso di Smilla per la neve" ), ci propone questo superficiale ritratto di leader accumunando il percorso invecchiante dei due protagonisti con il percorso formativo/sociale del Sudafrica.
    Utilizzando la televisione e i giornali e non l'azione diretta nell'avvenimento, il film si estranea completamente da una sorta di doveroso reale approfondimento, marcando in continuazione la censura come mezzo di soppressione ideologica tralasciando di darci un quadro completo e reale di quanto accade fuori dalle mura dell'istituto di pena dove i leader politici sono rinchiusi. Sapendo che questo film è la trasposizione delle memorie del carceriere di Nelson Mandela, sentiamo e capiamo molto presto che questi presunti scritti di vita vissuta sono dei falsi assoluti ( come dimostrato, in quanto Gregory non è mai venuto relamente in contatto con Mandela e conosceva fatti privati solo perchè censuratore delle sue lettere sia in arrivo che in spedizione ), proprio perchè la pellicola non riesce minimamente a trasportarci nella vicenda, rendendo il feroce guardiano un tenero amico ossequiante, che condivide addirittura le tragedie che vive il prigioniero. Asettica, piena di dialoghi banali ( le donne del villaggio dei guardiani, le diatribe moglie e marito e alcuni scambi di opinione assolutamente scontati ) questo film non prende mai minimamente il volo, nonostante dovrebbe narrare dei fatti tragici e delle situazioni sconvolgenti, rendendolo molto spesso quasi un film da camera nello spazio della prigione. E'inutile che il regista si prodighi a spiegare emozioni e visioni del passato senza che queste poi dopo siano la radice di qualcosa di sincero e valido, limitandosi a fornire solo l'indicazione della capacità di usare i bastoni e il perchè si sa capire la lingua. Reminescenze funzionali alla storia ma del tutto prive di emozione, troppo didascaliche e ricercate quando invece il regista invece del fioretto doveva cercare di usare un bastone visto il tenore della storia. Non si crede al passare dei tempi ( 22 anni ), dove del bianco di capelli e dei baffetti posticci dovrebbero dimostrare un invecchiamento dei personaggi, mal narrato e senza particolari spiegazioni storiche di avvenimento ( il passaggio di potere presidenziale e qualche veloce accenno sui leader nuovi ), ma sopratutto non si crede a uan vicenda che ogni tanto ha del surreale tanto è addomesticata nella narrazione per rendere simpatico il carceriere redento e consapevole rispetto agli altri bianchi ( con il figlio che diventando grande capisce gli insegnamenti del padre, in surplus ).
    In definitiva un film abbastanza inutile, monotono e gratuito, dove probabilmente si voleva più commentare delle diapositive più che un vero importante avvenimento in movimento, dicendoci cose che sapevamo e situazioni personali personaggi nello stato e nel tempo di cui non sentivamo la mancanza della conoscenza.

    Edited by hellboy1 - 24/9/2011, 15:10
     
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