Shoah

di Claude Lanzmann

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    Shoah (C. Lanzmann, 1985)

    shoah-zajawka

    Sono riuscito a completare questo monumentale documentario di Claude Lanzmann sulla Shoah, un lavoro lungo e complesso durato più di dieci anni e di quasi dieci ore di durata, alla ricerca di luoghi e persone che furono testimoni, consapevoli e non. Shoah è quanto di più lontano si possa immaginare da un film di finzione, ovviamente, ma lo è anche da un documentario per come siamo abituati a vederne. Nessun immagine di repertorio, nulla di immediatamente riconducibile a quegli anni, nessun luogo, persona o fatto specifico dell’epoca se non ricordato, mai rielaborato o ricostruito. La guerra totalmente ai margini, fuori dal racconto. Non c’è nulla in "bianco e nero”. In tutta la sua durata, questo documentario fiume va alla ricerca, senza una linea temporale o tematica precisa, di luoghi e testimoni in quei determinati anni, dal 74 all’85, lasciando spazio a lunghe riprese e lunghi silenzi. I luoghi sono quelli di 40 anni fa, tra campi incolti e nascosti dalla vegetazione e memoriali desolati, i silenzi sono degli intervistati, testimoni diretti per la loro parte, che tra un silenzio e l’altro parlano con la loro lingua, prima, e vengono per noi tradotti, solo dopo. E nel silenzio, guardandoli, vi si legge ogni singola storia personale. Ed è questo che rende fondamentalmente il documentario unico, perché proprio quei silenzi e quelle riprese interminabili danno il senso della memoria, flebile e lontana un momento prima, così come concreta ed immediata nell’attimo successivo. Contribuisce anche la fotografia sporca, livida, a tratti da filmato amatoriale, che passa con grande suggestione visiva da un bosco alla grande città, lambisce pietre e alberi e poi industrie in fermento e treni merci in movimento. C’è poco da raccontare dal punto di vista dei contenuti, anche perché forse i più già sanno, ma alcune cose non le dimenticherete, semmai voleste guardarlo. E tra tutte quella che più m’ha impressionato è alla fine un passaggio marginale, raccontato quasi distrattamente, dove un prato di collina sembra ondeggiare. Non sembra, si gonfia ed ondeggia realmente. E’ la natura che nasconde nel suo ventre una tragedia immane (corpi avvelenati col gas che continua ad esalare) e con la voglia ma incapace, metaforicamente, di rigurgitarla.

    “Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che della morte anonima. Noi non ritorneremo” (P. Levi)
     
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    Fa impressione ancora la presenta di antisemitismo nella popolazione locale e soprattutto le interviste agli ufficiali tedeschi. Io l'ho visto tutto ed è incredibile.
     
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    Si, vero. Ci sono diversi passaggi che chiariscono, almeno in parte, l'astio di alcuni polacchi (anzi moltissimi) verso gli ebrei
     
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    ... BergamascHIo

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    recensione sentita, partecipata, ottimamente scritta. vien voglia di recuperarlo questo lavoro monolitico che, prima della tua segnalazione, mai avevo sentito citare. anche per questo, ti ringrazio.

    mikz
     
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    Che tu non lo conoscessi è grave
     
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    Esiste un'edizione Criterion in blu ray di cui ero a conoscenza ma non sapevo fosse un lavoro di tale portata. Sempre un piacere leggere Guido :b: ;)
     
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    C'è anche un'edizione Eureka con altri 4 docufilm, sempre di Lanzmann
    https://eurekavideo.co.uk/movie/shoah-and-...ms-after-shoah/

    Grazie Marco ^_^
     
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    CITAZIONE (Guido75 @ 1/2/2021, 13:58) 
    Shoah (C. Lanzmann, 1985)

    (IMG:https://i.postimg.cc/HWhBsY9s/shoah-zajawka.jpg)

    Sono riuscito a completare questo monumentale documentario di Claude Lanzmann sulla Shoah, un lavoro lungo e complesso durato più di dieci anni e di quasi dieci ore di durata, alla ricerca di luoghi e persone che furono testimoni, consapevoli e non. Shoah è quanto di più lontano si possa immaginare da un film di finzione, ovviamente, ma lo è anche da un documentario per come siamo abituati a vederne. Nessun immagine di repertorio, nulla di immediatamente riconducibile a quegli anni, nessun luogo, persona o fatto specifico dell’epoca se non ricordato, mai rielaborato o ricostruito. La guerra totalmente ai margini, fuori dal racconto. Non c’è nulla in "bianco e nero”. In tutta la sua durata, questo documentario fiume va alla ricerca, senza una linea temporale o tematica precisa, di luoghi e testimoni in quei determinati anni, dal 74 all’85, lasciando spazio a lunghe riprese e lunghi silenzi. I luoghi sono quelli di 40 anni fa, tra campi incolti e nascosti dalla vegetazione e memoriali desolati, i silenzi sono degli intervistati, testimoni diretti per la loro parte, che tra un silenzio e l’altro parlano con la loro lingua, prima, e vengono per noi tradotti, solo dopo. E nel silenzio, guardandoli, vi si legge ogni singola storia personale. Ed è questo che rende fondamentalmente il documentario unico, perché proprio quei silenzi e quelle riprese interminabili danno il senso della memoria, flebile e lontana un momento prima, così come concreta ed immediata nell’attimo successivo. Contribuisce anche la fotografia sporca, livida, a tratti da filmato amatoriale, che passa con grande suggestione visiva da un bosco alla grande città, lambisce pietre e alberi e poi industrie in fermento e treni merci in movimento. C’è poco da raccontare dal punto di vista dei contenuti, anche perché forse i più già sanno, ma alcune cose non le dimenticherete, semmai voleste guardarlo. E tra tutte quella che più m’ha impressionato è alla fine un passaggio marginale, raccontato quasi distrattamente, dove un prato di collina sembra ondeggiare. Non sembra, si gonfia ed ondeggia realmente. E’ la natura che nasconde nel suo ventre una tragedia immane (corpi avvelenati col gas che continua ad esalare) e con la voglia ma incapace, metaforicamente, di rigurgitarla.

    “Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che della morte anonima. Noi non ritorneremo” (P. Levi)

    Che emozione vedere che sono state riaperte le porte e le finestre di questa nobile sezione del forum. Bel commento Guido, con calma provvederò al recupero.
     
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    Qualcuno doveva pur sacrificarsi :P
    Spero di continuare a buon ritmo e, soprattutto, vedere altri parteciparvi.
     
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8 replies since 1/2/2021, 13:58   558 views
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