C'era una volta in America

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  1. Kurtz
     
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    Ci sono Opere che generano effetti stranianti: si ha in queste situazioni la rara sensazione che esse siano state create apposta per noi per noi soltanto.
    È ciò che mi è capitato alla prima visione di C’era una volta in America di Sergio Leone.
    I pistoleri senza nome dei western hanno accompagnato la mia infanzia e i gangster malinconici di C’era una volta in America hanno inaugurato la mia adolescenza. Spiegare la trama di questo film è un compito difficile, oltre che un delitto. Vent’anni sono occorsi a Leone per portare sullo schermo questo enorme affresco sentimentale ed è difficile certo raccontarne le immagini in poche righe. È un intreccio di Passato, Presente e ipotetico Futuro, mescolati e alternati sul filo della memoria del Cuore.
    È un film monstrum, un film che è tanti film: un gangster movie, un’accuratissima ricostruzione storica del Proibizionismo, un bildungsroman, una storia d’amore, un film sull’Amicizia, ma soprattutto un film sul Tempo, e sul Tempo Perduto in particolare.
    Un inizio e una fine speculare – una fumeria d’oppio – a racchiudere i salti temporali della menta offuscata di Noodles (De Niro), gangster ebreo che rievoca tra realtà e sogno e proiezione di un ipotetico futuro i suoi amori, i suoi amici, la sua carriera malavitosa.
    Così la storia diventa racconto. “Il film si intitola C’era una volta in America”, disse Leone, “non L’America. E allora la chiave del film sta proprio nel titolo così com’è formulato: una favola. Certamente una favola per adulti, ma pur sempre una favola.”
    È una personale Recherche du temps perdu: Leone scova nel mito dell’America e nel mito del cinema le origini del suo e del nostro passato di spettatori. La vita violenta di Noodles e compagni attraversa tutte le fasi di un romanzo di formazione: l’infanzia in quartiere povero, i primi furti e le scorribande da ragazzacci nel Lower East Side, un’amicizia che nasce da bambini e si prolunga nel tempo, tra iniziazioni al sesso e alla violenza, tra desideri di dolcezza e di serenità e il richiamo di una strada di sangue e coltelli.
    Noodles vive esperienze forti. Se da un lato tenta la scalata ai vertici della malavita dall’altra sogna l’amore di Deborah, la coetanea del quartiere. Novello Gatsby, Noodles costruirà, immaginerà e celebrerà l’amore per questa donna per tutta la vita, in carcere, in solitudine, nella fumeria d’oppio. Sempre lontano da lei, quasi. Solo così, sembra dirci Leone, solo stando lontani dall'oggetto del proprio desiderio, possiamo amarlo veramente. Perché Leone preferiva la fiaba al racconto realistico, il sogno alla veglia, il desiderio inespresso alla realizzazione concreta.
    Noodles, in carcere, o nella fumeria o nel tempo futuro/immaginato, essendo solo può costruire e ricostruire l'immagine di Deborah. Può ricordarla bambina mentre muove i primi passi nel deposito del padre, può vederla danzare adulta sui palcoscenici newyorkesi, può ammirarla infine nel futuro-immaginato al teatro più famoso.
    L'importante è non avvicinarla. Quando avviene, Noodles la stupra, in una delle scene forse più insostenibili del cinema (e di Leone in particolare che amava "torturare" lo spettatore con situazioni al limite della sopportazione - si pensi ai sonanti pestaggi che subisce Joe lo straniero in Per un pugno di dollari, o a quelli beccati dal Monco - stavolta in compagnia del compare Mortimer - in Per qualche dollaro in più). Insomma da vicino il sogno diviene realtà e se ne vedono le maglie, si riscontrano le impossibilità cocenti. meglio allora sognare e rievocare.
    Come ogni grande saga, anche quella di Leone è attraversata dal filo rosso di una passione e di un amore destinato a restare insoddisfatto. Perché i veri paradisi sono quelli perduti o inaccessibili. Deborah sarà l’immagine della Bellezza che Noodles potrà contemplare ma a cui dovrà rinunciare: di fronte alle prime posizioni femministe il mondo della favola e degli Uomini rischia di vacillare. Di fronte alla Donna sicura, il Gangster è impacciato, intrappolato nel suo stesso amore. ("Corri Noodles, che mamma ti chiama...").
    [Mi permetto di aggiungere, non so a chi freghi, che qui c'è quella che io considero in assoluto la scena più bella del cinema. sia chiaro per un fatto affettivo oltre che artistico: Quella che vede Noodles e Deborah nel ristorante... La dolcezza e la durezza del film e dell'amore condensata e orchestrata da Morricone/Leone in uno delle scene più belle della storia del cinema]
    Ma Leone, come Noodles, sceglie il Sogno, la Fiaba, il Racconto, alla Realtà. Rifugiato e prigioniero nella fumeria d'oppio, Noodles intraprende il suo viaggio obnubilato tra i rimorsi del passato e la coscienza di essere un Perdente, riscattata soltanto dal suo sogno drogato e dalle immagini sfocate di una passato irranggiungibile e un futuro inventato. Scrive Marcello Garofalo: “E quale esperienza può considerarsi più forte di quella di sognare, di inverare l’amore o il cinema stesso, dai primordi delle ombre cinesi all’epos essenzializzato dei generi? Noodles sorridendo per sempre nel gorgo fisso della sua immaginazione è riuscito a inventarsi il più giusto tra i finali possibili di una vita e, di riflesso, di un film immortale.”
    La malinconia insomma serpeggia in tutta la storia ed è la chiave stessa del film. Malinconia di "un certo tipo di cinema" - come diceva Leone - (ossia il cinema hollywoodiano classico con cui era cresciuto e i suoi autori - Hawks in primis, e poi le star come cagney e bogart e film come Gli angeli dalla faccia sporca - tutti padri affettivi del capolavoro di Leone); malinconia esistenziale di Noodles, che in fondo è un vero autoritratto - artistico, ovviamente - d'autore; malinconia del tempo perduto. è in questo che il film è davvero grande: snodandosi daanti allo spettatore per quasi quattro ore attraversa i tempi e le mode e la Vita; passa per tutte le fasi cruciali dell'esperienza di un ragazzo poi uomo per approdare a un finale poetico, forse rinunciatario nei confronti del presente, ma gravido di dolcezza nel suo rievocare il passato ancora e ancora.
    Diviene così anche una metafora del cinema, almeno secondo la concezione del Maestro dello spaghetti western: ossia, ogni pellicola non è mai sola nel panorama cinematografico, ma sempre e comunque legata da un filo rosso agli altri film della storia del cinema. Un'affermazione di postmodernismo. Leone fu definito in fondo il primo regista postmoderno, un'affermazione che non smette ancora di far proseliti. Se ancor oggi, un genio come Quentin Tarantino elegge Leone tra i suoi padri putativi, si può dire vinta la scommessa di Leone: narrare del suo Sogno (l'America), non storicamente, ma attraverso i suoi Miti (Leone lo parlava poco e male l'inglese), fino ad arrivare a convincere gli stessi americani.
    senza scordare però che il suo film è una favola, per adulti, ma pur sempre una favola. ossia, Leone rifiuta i produttori economisti del mondo hollywoodiano, la grettezza degli States che quando vogliono sanno essere i migliori nel campo e sceglie di ritrovare il suo Temp perdu tra le pieghe delle pellicole della Hollywood degli anni 30 e 40.
    Un ultimo appunto alla sempre immancabile musica di Morricone che commenta tutti i film di Leone. Qui il duo si supera. E Morricone scrive una sinfonia in più parti della mancanza e del dolore della perdita e della ricerca del tempo andato. La malinconia di Noodles e del film è tutta nelle chiavi e nelle note di Morricone. Struggente (consiglio vivamente, se la trovate, l'acquisto del del cd d'importazione dagli Usa della colonna sonora, con dei pezzi inedti non inseriti nel film).


    Il film è diviso su due dvd, il che rende abbastanza buona la grana del video, anche se la pellicola mostra i suoi vent'anni. Le è stato finalmente restituito il suo formato originale 1.85.1, praticamente introvabile su vhs o peggio ancora in tv, sempre in odioso formato tv a schermo pieno.
    Gli extra comprendono un commento al film di Richard Schickel (autore di una biografia su Eastwood tra l'altro), purtroppo non sottotitolato. Segue, sul secondo disco, un documentario di una mezz'oretta "C'era una volta Sergio Leone", interessante ma un po' dispersivo e francamente non completissimo - anche se ci sono alcune immagini di Leone che lavora ai bozzetti del film davvero belle. Ricordi fotografici e trailer.

    L'audio è la pecca del film. Non da un punto di vista tecnico, visto che è in 5.1 sia in italiano che in inglese. E si regge bene, tutto sommato, anche xkè in fondo questo non è un film d'azione, ma da camera, da salotto, che scorre come un fiume.
    Il problema è di carattere filologico, sì perché gli esercenti della Warner, che nel 2002 hanno rilevato i diritti sul film da Leone hanno ben pensato di RIDOPPIARE il film intero per consegnarci un 5.1, anziché forse, immagino di un Mono.
    La cosa andrebbe anche bene,s e avessero affiancato il 2.0 originale. E invece no.
    Ora, non so come la pensate voi, ma io ho detto e ripetuto e lo ripeterò fino a che non si porrà rimedio a questo scempio, a questa totale e indegna manomissione dell'integrità artistica dell'Opera, che questo NON è C'era una volta in America. Perché il film, quello di leone, è quello con l'audio e doppiaggio da lui stesso curato (per intenderci quello con Amendola cheda la voce a De Niro).
    Non entro nel merito personale (essendo questo il mio film preferito in assoluto mi girano un attimo i coglioni a dovermelo sentire con audio diverso da quello che ricordo e amo), ma batto sull'idea artistica: che dev'essere inviolabile! Intoccabile. Leone si starà ribaltando nella tomba.
    Spero solo in un futuro nuovo riversamento che ponga rimedio...

    voto film: pensate al voto più alto che si può dare e aggiungete + 1
    voto dvd: 7.5
    voto audio: tecnicamente 7, artisticamente parlando: pensate al voto più basso che si può dare e sottraete -10

    THE MASTER
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    Edited by Kurtz - 4/11/2004, 04:20
     
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  2. MrBlù
     
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    Farti-i-complimenti-per-quello-che-hai-scritto-sarebbe-estremamente-riduttivo.
    Mi-cogli-emotivamente-preparato-in-tutto-quello-che-hai-scritto-e-anche
    cinematograficamente...
    ed-è-per-questo-che-voglio-chiederti-solo-una-cosa-avendo-certezza-che
    tu-lo-gradisca-e-mettendomi-in-sintonia-con-te-con-Leone-e-con-tutti-quelli
    che-sanno-quanto-questo-film-possa-dare-sotto-molteplici-visioni...
    Noodles-cos'hai-fatto-in-tutti-questi-anni?

    Voto-alla-recensione:10
     
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  3. Kurtz
     
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    Sono andato a letto presto

















    e grazie x i compliments
     
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    Grande recensione e grande film!!!!!
    Il tesatamento di un grande regista che tutt'ora è tra i più invidiati al mondo.
    La storia, le musiche, gli attori, la fotografia tutto è fantastico. Quando il mondo credeva che Leone non potesse più superarsi qualitativamente, ha dimostrato il contrario regalandoci uno dei migliori film mai realizzati nella storia del cinema.
    Descrivere il film non è difficile, basta elogiarlo in ogni suo comparto, ma per descrivere i sentimenti che trasmettere durante la visione non basterebbero nemmeno mille di queste righe.
    Difficilmente si può arrivare alla fine della visione senza rimanre di stucco di fronte ad ogni comparto sia tecnico ed artistico del film. Tutti gli attori sono in stato di grazia, non ho più visto nessuno di questi interpretare un ruolo migliore in altri film.

    Grazie Sergio

    Film: 10
    DVD: 8 (attenzione il film è ridoppiato)
     
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  5. franco64
     
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    Semplicemente grandioso, il capolavoro di quello,che per me,è il più grande regista italiano di tutti i tempi, superiore anche agli americani,che da lui hanno imparato.Il film vederlo e rivederlo(mi avete fatto venire voglia)mi provoca sempre forti emozioni,come se lo vedessi per la prima volta.
    Mi astengo dai voti....perchè è fuori concorso.

    Ciao.
    Franco
     
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    Io gli ho dato un voto di fondoscala, anchese proprio come dici tu Franco e come ha scritto Kurtz, dare un misero valore numerico ad un film simile è estremamente riduttivo.
     
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  7. noodles84
     
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    Hai scritto una recensione da panico, commovente che colpisce fino in fondo l'innamorato di questa straordinaria pellicola, complimenti veramente, sono d'accordo con te proprio su tutto. L'unico intervento che farei riguarda la scena più memorabile (a parer mio) di tutto il film. Mi riferisco al dialogo tra deborah e noodles nel camerino, poco prima di scoprire, attraverso la somiglianza con il figlio, l'identità del senatore. Da brividi.
    Di gran lunga il più grande film della storia!!!!
    I N S U P E R A B I L E.

    Edited by noodles84 - 14/12/2004, 00:31
     
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    Benvenuto noodles84.

    Ho riletto pure la recensione, eri veramente in stato di grazia quanto l'hai scritta Kurtz! Complimenti, non la ricordavo così bella.
     
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  9. Kurtz
     
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    grassie ray
    eh sì lo stato di grazia mi prende sempre di fronte al capodopera del Maestro....

    noodles come tutte le passioni sono irrazionali e personali e ognuna giustificabile.
     
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  10. adamduritz
     
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    C'era una volta in America non è un semplice film.
    E' arte. Pura arte.
    C'è un quadro e c'è il Picasso.
    C'è una chiesa e c'è S. Pietro.
    C'è un film e c'è C'era una volta in America.

    E' certamente un'opera onnicomprensiva.
    E forse nessuno sarà mai certo riguardo a cosa voglia effettivamente significare il finale, quale sia lo spazio temporale in cui è inserito, cosa vuole dirci Noodles e se vuole dirci qualcosa.

    La "teoria del sogno" è senza dubbio plausibile e di grande impatto emotivo.
    Però io ho anche dato un'altra interpretazione: ho pensato che l'ultima scena nella fumeria potesse essere l'immediato seguito dello stupro e della partenza di Deborah. Il momento in cui Noodles si accorge di aver perso tutto e di essere lui stesso un perdente.

    Mah... chi potrà mai dirlo... ho cmq ordinato il libro. Vedremo.

     
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  11. adamduritz
     
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    Una domanda...

    Come mai avete criticato il doppiaggio?

    Io sul mio doppio dvd ho la voce di Amendola...
     
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  12. Kurtz
     
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    eeeeehhhhh?????? COOOSAAAA?????
    ma sei sicuro???

    scusa ma che dvd hai?
     
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  13. adamduritz
     
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    Il dvd acquistato con l'Espresso di due o tre mesi fa.

    C'è il commento senza sottotitoli... il mini-documentario sulla realizzazione del film che citavi... e la voce di Ferruccio Amendola. A meno che non sia rincoglionito completamente, porca vacca.
     
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  14. Kurtz
     
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    oh porca paletta... ora m'hai messo il dubbio...

    ma sei sicuuuro???

    anche xkè sul alcuni forum avevo letto che il ridoppiaggio c'era anche lì. e mi sembra anche abbastanza ovvio. cioè, ormai è quella purtroppo la versione in commercio, essendo scaduti i diritti di leone nel 2002 se non vado errato
    insomma ora il film è della casa di produzione che può farne ciò che vuole, anche ridoppiarlo appunto

    no xkè volendo in certi punti la voce del doppiatore attuale inganna... o quanto meno somiglia un po' a quella del ferruccio...
    ora devo cercare quel dvd porca paletta...

    Edited by Kurtz - 26/12/2004, 03:24
     
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  15. Saruman Multicolore
     
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    Probabilmente ti sbagli. E' che Stefano De Salvo (attuale doppiatore di De Niro, molto bravo, anche se io avrei preferito Proietti) ha una voce molto simile a qualla di Amendola. Comunque si nota subito se è il nuovo doppiaggio: vai a vedere che voce ha Max. Se si tratta dell'inconfondibile voce di Ward (quella di Russel Crowe, per capirci) è il nuovo doppiaggio.
     
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146 replies since 4/11/2004, 00:41   7566 views
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