| guess what bitch i'm coming back, guess what bitch i'm coming back
Les Demoiselles de Rochefort di Jacques Demy (1967) Solange e Delphine sono due sorelle che vivono nella cittadina di Rochefort, canalizzando i loro estri artistici nella danza e nella musica, volgendo le proprie attenzioni verso gruppi di bambini dei quali sono le maestre ma con il desiderio fisso di Parigi, meta ideale per la realizzazione dei loro sogni. L'arrivo in città di un gruppo di artisti per una festa sarà la scintilla per dare il via ad un storia di equivoci e costante ricerca della propria felicità. Queste premesse sono lo scenario che portano Demy a realizzare una commedia musicale dove ogni piccolo elemento è meticolosamente inserito a sostegno di un paesaggio fanciullesco, dove ogni colore naturale è abbandonato per ricreare un mondo idealizzato, scenografico, al limite dello stucchevole che però si adatta perfettamente all'atmosfera ingenua e fiabesca del piccolo paese. Nonostante ciò non mancano sottili elementi umoristici che ravvivano la pellicola, come la scoperta di un insospettabile e cruento omicida oppure la rinuncia all'amore delle propria vita per una questione prettamente fonetica, piccole intuizioni che insieme ad una caratterizzazione semplice ma piena di dettagli dei personaggi consente alla storia di risultare piacevole e accattivante. Nota di merito per le sorelle Dorleac che si esibiscono in maniera splendida e le coreografie di Gene Kelly che rendono il tutto estremamente divertente.
michibaldi consiglia: Look Back in Anger di Tony Richardson (1959) Stupendo film di rivalsa e rivendicazione della propria indipendenza, dove ogni personalità, per difendere la propria identità, necessita di una costante dimostrazione di forza, per mostrare la propria solidità verso una società pronta a divorare chiunque si dimostri anche in minima parte remissivo. Jimmy ed Alison rappresentano una coppia comune, che nell'intimità trova conforto in un rapporto dolce e delicato, ma che nella quotidianità delle giornate domestiche vive la tensione costante dell'incomprensione, due personalità diverse che nella ricerca di un punto di incontro non fanno che scontrarsi, emblematici gli sfoghi violenti dell'uomo nei confronti della moglie, incapace di affrontare le divergenze col marito e che culmineranno nell'auspicio di un'enorme perdita per poter finalmente maturare dalla condizione di fanciulla indifesa a quella di donna indipendente. Nonostante questo rapporto al limite dell'autodistruzione il sommesso e sopito legame tra i due amanti è indissolubile ed emerge potente nei brevi momenti di gioco amoroso tra i due, dove le singole caratteristiche di ognuno vengono trasposte alle immagini di animali liberi, differenti tra loro ma capaci di riconoscere i meriti e le bellezze dell'altro. Look Back in Anger è un lavoro complesso, pluristratificato e articolato, che fa della sua origine teatrale il suo punto di forza, creando personaggi in grado di intraprendere scambi di battute vivaci e ritmati tipici del gergo colloquiale e fonderli con immagini pregne di significato ed estremamente stimolanti in grado di creare un livello ulteriore nella messa in scena, quello dei pensieri dei personaggi, che vagano e si sfogano indipendenti dalle piccole situazioni di chi non tenta altro che riuscire a tirare avanti.
donnie consiglia: Ma Loute di Bruno Dumont (2016) Cosa succede quando non si riesce a trovare qualcosa e la frustrazione si accumula dentro di noi? Ovviamente ci si gonfia come un palloncino fino a levitare. Ma Loute è un giovane ragazzo che vive in un piccolo paese sulle coste della Francia e lavora insieme al padre, l'Eterno Brufort, come guadatore di fiumi per i turisti del luogo, penso il lavoro più ambito nella storia dell'umanità. E le derive cannibalistiche sono solo il giusto compenso per chi si spacca la schiena a trasportare da una riva all'altra donne aristocratiche tutte imbellettate nei loro vestiti svolazzanti. A questo si aggiunge una sequela di personaggi completamente folli, ossessivi e pieni dei loro agi borghesi; non è un caso infatti che i personaggi più ridicoli siano quelli che hanno comunque un certo potere, dalla famiglia di nobili origini che vive nella loro monumentale dimora che si staglia sul paesaggio, all'ispettore di polizia quasi incapacitato al movimento dalla sua stazza e che passa più tempo a rotolarsi nel fango piuttosto che camminare. Dumont tratteggia un ritratto grottesco di un ambiente decadente, dove l'incesto è tradizione, l'amore è convenzione, e ogni deviazione dal modello prestabilito è oggetto di scherno, tutto sempre a causa di quella mancanza di apertura al diverso che da tempo immemore rallenta il progresso e l'evoluzione sociale.
mikuzu consiglia: 5 cm per second di Makoto Shinkai (2007) Riuscire a creare qualcosa di splendido, proprio in grado di far immaginare un'emissione di luce che vada al di là di quella fisica di uno schermo è difficile, ma Shinkai ci riesce, con i suoi paesaggi, con le sue storie e con i suoi personaggi dotati di un'energia sopita ma esplosiva e devastante, in grado di insinuarsi ferocemente nello spettatore e scuoterlo violentemente. I colori sgargianti, gli ambienti siderali, i giovani studenti che vivono la loro indipendenza attraverso fasi che più o meno accomunano qualsiasi crescita individuale, tutto questo è solo lo sfondo per raccontare una storia devastante, di vicinanza e lontananza spaziale e temporale, che si dipana improvvisamente raccontando spaccati momentanei della vita dei protagonisti. La storia è magica, di quella magia idealizzata che si associa ai propri ricordi, è soltanto nel presenta che la crudezza della realtà si palesa, non in senso necessariamente negativo, ma con quel monito di avvertimento che ci ricorda come una passato degno di memoria è tale solo impegnandosi a vivere il presente in maniera attiva.
All that Jazz di Bob Fosse (1979) Tra le cose che adoro di più quando guardo un film c'è l'essere preso alla sprovvista, e questo è uno dei casi per me più eclatanti. All that Jazz è un gioco con la morte, una scommessa contro il tempo sulla realizzazione del proprio sogno, dove il protagonista si adopera per imbastire lo spettacolo della sua vita. Circondato costantemente da donne, mogli, amanti o figlie che siano, si ritrova a riversare la sua ossessione per il sesso in quel lavoro che sarà destinato al giudizio distaccato e impersonale del pubblico. Questo è il primo lavoro di Fosse che guardo e sebbene gli aspetti tecnici mi interessino sempre relativamente poco devo dire che qui c'è un montaggio letteralmente stratosferico, crea un ritmo sempre pregnante, ed in un contesto musicale come questo rende la narrazione estremamente viva. Così come un pezzo di stand-up comedy è oggetto continuo di rivisitazioni ritmiche, mesi di straordinari per cercare di ricreare la tempistica perfetta, così il film in sé non manca di mostrare una precisione quasi maniacale nel cambio di inquadrature, atte sempre a valorizzare i movimenti e i gesti degli artisti in scena e di Roy Scheider, di sicuro in uno dei suoi personaggi meglio impersonati. Un uomo lacerato dal suo lavoro, incapace di essere maturo e che non può che sfogare la sua insoddisfazione con gli atteggiamenti istrionici e dissoluti di chi non ha più niente da perdere. Stupende le coreografie, le canzoni e soprattutto le interpreti, Jessica Lange e Leland Palmer in particolare. Da adesso ho un nuovo film preferito. ''It's showtime, folks!''. |
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