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Posts written by nic_baker

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    CITAZIONE (raystorm @ 11/2/2016, 13:06) 
    :wub:
    Siamo in due a pensarla uguale riguardo a Death Proof, ma forse è quasi più ermetico di questo ultimo film, o meglio nemmeno più ermetico, semplicemente più complesso da gustare

    Ecco su Death Proof posso capirlo non piaccia più o meno per queste ragioni, sono molto più stupito invece dall'accoglienza che mi pare stia avendo Hateful Eight, premesso che tutti quelli che continuano a farne una questione di amoralità non mi interessano perché ne hanno tutto il diritto e non saprei come controbattere perché la differenza nel punto di vista sul film inizia ben prima che si accendano le luci e differisce non solo sull'idea di come si debba godere di questo tipo di film, ma anche sul concetto di morale e temo che le cose coincidano. Anche chi ne fa un discorso di noia è manlevato perché si appella al più personale degli stati d'animo e cosa gli si può dire? Quello che mi stupisce, e mi stupisce davvero tanto, sono le critiche allo spettacolo in sé, poche volte sono stato così sicuro della finezza e della grandiosità di scrittura di un'opera nel momento in cui la guardavo, di solito è più facile esserne investiti e poi rendersene conto, e ripeto con tutti i suoi difetti, ci sono dialoghi poco riusciti (anche se la maggior parte gli ho trovati incredibili, ma temo che da Tarantino ci si aspetti più il "motto" da citare all'infinito, o la battuta sferzante da ghigno) eccessi etc. etc., ma rimane assolutamente incredibile il lavoro fatto sui personaggi, che non sono memorabili (per me sì, e lo sono TUTTI, anche quelli meno riusciti) in senso comunemente accettato proprio perché non hanno una caratterizzazione che permette di inserirli in un categoria (come è facile fare con Landa).
    Poi avevo scritto altro, ma mi è suonato il campanello dei topic ed eri tu che avevi aggiunto la tua opinione e insomma, nulla mia pare che si concordi su tutto, aggiungo che sono particolarmente d'accordo sul fatto che senza bisogno dell'azione sia il film di Tarantino che offre più livelli di lettura.
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    Un tivogliobene per Fedor che ha lanciato un sasso in piccionaia e ha subito tirato fuori il fondamentalismo religioso che anima il cuore stanco del forum.

    Su Man in the Wilderness, prima di tutto lasciatemi rispolverare un'altra vecchia abitudine (tradizione?) del forum caduta in disuso, cioè quella di riconoscere i meriti delle scoperte, e quindi fatemi subito dire che lo vidi solo grazie al prezioso consiglio del Michi via mail o msn non ricordo. Fatti i dovuti ringraziamenti e lasciando da parte la becera ironia, farò un outing di cui vado poco fiero. Non sono più capace a ricordare i film visti in pessima qualità, soprattutto i western, ho perso questa capacità ed è una cosa triste perché mi impedisce di guardare un sacco di roba che vorrei vedere e che non esiste in qualità accettabile e perché ricordo assai meglio Il piccolo grande uomo visto a dieci anni in vhs di quanto non ricordi film visti qualche anno fa, insomma ho perso una capacità molto utile. Per dire quanto lo avevo rimosso, non mi aveva nemmeno sfiorato la mente il fatto che entrambi film si basassero sullo stesso episodio, e se non ho risposto subito è perché mi veniva e mi viene difficile dare una risposta che abbia un senso, ma ci provo sforzandomi di ricordare (che è la cosa migliore per ricordare ancor meno e inventarsi nuovi ricordi) e posso dire che i film oltre a condividere la stessa base condividono poco altro, sia nello sviluppo dell'episodio, sia nei personaggi (alcuni in più, altri in meno) e poi se il ricordo che ho non l'ho inventato ma esiste davvero, Man in the Wilderness è praticamente diviso in due parti quasi uguali che si intrecciano tra presente e passato, e poi c'è un vago ricordo plausibile, che poi credo sia il vero scarto (oltre quello stilistico), in Man in the Wilderness tutti gli occidentali sono detestabili mentre agli indiani è riconosciuta una morale più alta e una spiritualità più sana., che all'epoca, in risposta a una tendenza tesa all'equazione Occidentali:Bontà=Indiani:perfidia, era una cosa che aveva senso fare, nel 2016 no, e tutti i personaggi che abitano l'universo di Inarritu rispondono a un tavolozza morale con più colori e sfumature, ma anche su questo posso sbagliare. Azzardo quindi che più che fare una menzione a titolo informativo, non credo si dovesse fare. Ma puoi sbugiardarmi quando vuoi Michi.
  3. .
    Nonostante capiti spesso di trovare qualcuno che inciampandosi in un più o meno buon esempio ne parli come se fosse la cosa più rivoluzionaria di sempre, sono all’incirca venticinque secoli – e a meno che non si ragioni in ere geologiche non è un lasso di tempo brevissimo, per dire- che è noto quello che Fitzgerrald riassumeva in «character is plot», da Aristotele a Shakespeare fino a David Chase sono infiniti gli esempi grandiosi. L’ultimo film di Tarantino s’inserisce in questa lunghissima lista pur con tutto il carico di difetti e scompensi cui ha abituato il suo pubblico.

    Uno dei pregi che riconosco sempre a Tarantino è che è molto bravo a valutare il suo lavoro –pregio rarissimo, considerando che la percentuale di quelli che ci riesce, come in molte altre cose, è infinitesimale rispetto a quelli che credono di riuscirci- e per questo quando l’ho sentito dire di essere molto orgoglioso del suo lavoro non ho pensato a una dichiarazione di marketing di rito ma a una considerazione genuina. Quello che invece mi aveva preoccupato era che, oltre a essere molto orgoglioso del suo lavoro, Tarantino era convinto di essersi finalmente slegato dal mezzo cinema e che il suo Hateful Eight avrebbe funzionato anche in un teatro da cento posti. Sul momento mi era sembrata cosa di cui esser felice assai, poi ho iniziato a pensare che non ci fosse nulla di cui esser felici nell’insistenza con cui affermava questa universalità di scrittura, soprattutto perché queste parole uscivano dalla bocca di uno dei registi che più di tutti ha affermato la totale indipendenza del cinema dalle altre arti e non ha mai avuto bisogno di scivolare all’infuori di esso per cercare una qualche nobilitazione. Preoccupazione che ha preso contorni più inquietanti quando mi sono reso conto che i tanti (ma davvero tanti) pareri tiepidi che ero stato più o meno costretto distrattamente a leggere o ad ascoltare vertevano quasi tutti sul fatto che fosse una sorta di teatro filmato, che è forse la cosa più detestabile su cui posso posare gli occhi.

    Il film di Tarantino non è teatro filmato, tutto il resto del mio giudizio è ampiamente soggettivo, ma sul fatto che sia una bestemmia parlare di teatro filmato per The Hateful Eight non ho dubbi, a meno che con la definizione di teatro filmato non si parli di qualsiasi cosa avvenga per la maggior parte del tempo in unico set e allora il problema non è con il film ma con una definizione idiota.
    The Hateful Eight è uno dei suoi più alti pezzi di bravura in fase di scrittura, è anche il suo film dove la sua dichiarazione d’intenti sul trasportare lo spettatore di colpo in un altro film assume un significato più denso e più complesso, perché questo trasporto, questo spaesamento che è stato nei primi film un’ossessione più profonda di quanto non fosse la violenza, non si manifesta più in un improvviso cambio di ritmo o di tono, cioè in qualcosa di immediatamente visibile, ma passa attraverso la costruzione dei personaggi e quindi si sedimenta in modo invisibile. Il passaggio da un film all’altro è assai più traumatico o disorientante perché non avviene in modo netto ma avviene attraverso una sovrapposizione, dove la fine e l'inizio coincidono non solo in un istante ma in una porzione più ampia di film.
    Dell’incredibile bravura di Tarantino come storyteller si è detto tanto e da tanto e non serviva questo film per certificarla, quel che questo film certifica, al più, è come uno dei migliori storyteller del nostro tempo abbia raggiunto un grado di fiducia incredibile nel materiale. Il vero punto d’interesse di Hateful Eight –e raramente ne sono stato così convinto già nell’istante in cui si sono accese le luci- non è il perdersi nell’intreccio (seppur costruito magnificamente) nel piacere di scoprire chi è chi e chi ha fatto cosa, ma è il perdersi nello sviluppo dei personaggi. Lo spaesamento sta nelle pieghe dei personaggi, nelle loro sfumature che continuamente cambiano, nella loro natura e anche nel far credere che questo o quel personaggio avesse o non avesse una certa importanza nell’economia del film attraverso lo sviluppo del personaggio stesso piuttosto che attraverso l’azione (credo l’esempio migliore o più giustamente quello che ha funzionato meglio con me sia stato l’Oswaldo di Tim Roth che in fondo è, per diverse ragioni, uno dei personaggi meno riusciti di Tarantino in assoluto) anche la solita ellissi temporale qui funziona più profondamente sulla costruzione dei personaggi (il Generale Smithers su tutti) che su quello della storia.
    Non mancano come detto i difetti e gli eccessi e anche qualche caduta di stile nei dialoghi, ma è uno di quei casi assai felici in cui non è possibile pensare alla grandiosità del film senza pensare che anche gli scompensi abbiano una loro ragione d’essere.
    Averlo girato in 70mm –chi ha la possibilità di vederlo in questo formato lo faccia, anche a costo di farsi ore di macchina, Bologna per vederlo in 70mm e in originale- è più un capriccio che una necessità, la scelta di usare il materiale di Morricone scartato per La Cosa (che ho sentito il bisogno di rivedere subito, mentre pensavo mi sarebbe successo per qualche Leone) è perfetta ed è una delle scelte più riuscite nell’uso della musica di Tarantino, uno di quei cortocircuiti audiovisivi che funzionano splendidamente.

    Hateful Eight sta agli ultimi tre film di Tarantino come Kill Bill stava ai primi tre. Un compendio dello stile visivo e della scrittura pur essendo profondamente dissimile da tutto quello che lo aveva preceduto, ma se Kill Bill penso sia il peggiore dei primi quattro, Hateful Eight si inserisce tra i migliori in assoluto. Tarantino è comprensibilmente vicino alla fine di un percorso (che Death proof sia assolutamente sottovalutato posso solo pensarlo, mentre del fatto che si continui a ignorarne l’importanza ne sono sicuro) e dopo The Hateful Eight è chiaro il perché manchino solo due film al suo ritiro.

    Edited by nic_baker - 10/2/2016, 17:30
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    Premessa più o meno doverosa, io sono uno facilissimo alle dipendenze, alle debolezza, e al cinema quando si parla di western nella sua definizione più scarna (e non quindi in quella più classica, ché questo The Revenant non lo è un western classico, per lo meno nei toni) cioè quando si parla di sconfinati paesaggi saltuariamente rotti da cittadine o da costruzioni in legno e cavalli ecco quando sullo schermo passano queste cose io regredisco e devo trattenermi dal battere col gomito sul braccio del mio vicino per non fargli notare "ma hai visto che belli questi paesaggi, eh? eh?" "guarda che bello il tessuto di quella giacca, e di quella pelliccia.. e i denti.. guarda i denti, come gliel'hanno fatti bene neri". Sono già felice, torno bambino o corro verso la vecchiaia, vedete voi. Tutto questo per dire che io felice all'uscita di Revenant lo sarei stato più o meno a prescindere. E infatti lo sono stato.

    Non mi sarei mai perdonato di averlo perso al cinema.
    Però non riesco, per quanto lo rivedrei domani o anche ora, a condividere l'entusiasmo generale, ne condivido uno diverso dettato dalle mie debolezze, ma non riesco a dimenticare che dentro The Revenant oltre a un film grandioso c'è anche un film (per quanto in misura assai inferiore) odioso che restituisce un Inarritu che bisticcia con quello di Birdman, dove alcuni vezzi, alcune assurde pretese di realismo venivano mirabilmente messi alla berlina. C'è un Inarritu in antitesi a Birdman e c'è un Inarritu che, senza averne la grazia, cerca di giocare con Malick, lo fa con 20 anni di ritardo e con risultati discutibili, ma sono momenti che posso tranquillamente paragonare a uno spettatore che ti passa davanti, ecco ora se sposti queste immagini metamistiche e torniamo al film io sarei felice, cazzo.
    E poi c'è il film, quello grandioso, quello che si inserisce nella gloriosa tradizione dei film da dispersione dello sguardo, di storie di frontiera violentissime di una nazione violentissima, ecco questo film lo amo. Di caprio bravo, Tom Hardy anche ma si sapeva per entrambi, bravi anche tutti gli altri. Lubezki... ancora nessuno di creativo gli ha trovato un soprannome con Mago o Magone? Che ingiustizia.



    P.S.
    Considerazioni a margine del film che ho fatto fuori dal cinema e che hanno procurato divertite risate a qualche hipster che si è sentito intelligente nell'ascolatre le parole di una persona tragicamente stupida come me.

    Premesso che la vastità del cazzo che me ne frega degli Oscar è più o meno paragonabile alla vastità dei paesaggi del film. Ma se proprio pare non si possa far altro che parlare di Oscar a Di Caprio, ecco spero non glielo diano. Sarebbe una delle più grandi incomprensioni della storia, una di quelle cose che te ne rendi conto a distanza di anni. Non hai premiato il miglior divo, il miglior attore magnetico della sua generazione, per ruoli giganti come quelli in Django, The Wolf of wall street e anche quello in un film sgangherato come Gatsby e lo premi per questo film? Ora io non riesco a pensare a nessun altro attore nel globo in grado di dare quello spessore, quel particolare spessore a quei tre personaggi, mentre me ne vengono in menti diversi che avrebbe fatto bene quanto lui o anche meglio in The Revenant, il primo nome è ovviamente Bale (non credo nessuno si stupirebbe nello scoprire che era la prima idea per il ruolo) ma poi Sean Penn, McConaughey ma anche Pitt.. ecco non premiarlo per quello in cui è più o meno unico al mondo e premiarlo per un ruolo del genere dimostra una volta di più la miopia e la pochezza dell'Oscar, la miopia nel riconoscere come meritevoli solo ruoli che se sei bello e sei famoso per il tuo visino devi soffrire e ingoiare fegato crudo di bisonte e sputare polmoni a -40 recitando con 39 di febbre in mezzo alla neve, e la miopia a non riconoscere un talento in qualcosa di diverso dal dramma.
    Poi l'oscar con le nomination degli attori non c'entra, perché sono gli attori stessi che scelgono e quindi boh, sostitute pochezza degli oscar con pochezza degli attori, cambia nulla.

    Secondo, solito chiacchiericcio per presunte strabilianti novità artistiche. Hanno girato in posti dove schermi da diverse migliaia di dollari non riuscivano a funzionare per il freddo, secondo voi girare con la luce naturale avendo a disposizione il massimo della tecnologia come cineprese digitali o caricare camion pieni di attrezzatura costosissima e ingombrantissima (avete mai visto le luci per illuminare gli esterni tipo i boschi o anche solo per modellare la luce?) che probabilmente non avrebbe funzionato e fargli fare dalle 8 alle 10 ore di strada ogni giorno in mezzo al nulla e alla neve. Quale delle due è la scelta comoda e quale quella sofferta ma artistica?
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    CITAZIONE (Guido75 @ 19/1/2016, 13:38) 
    Ho tirato in ballo la politica perché alla realtà dei fatti (anche politici) ti attieni per dire che il film è una "menzogna" storica. Ed anche in questo campo, comunque, chi dice, nel film, che l'America è dovuta intervenire? Forse, più semplicemente, un solo americano (e chissà quanti altri lo avrebbero fatto) ha deciso che voleva intervenire. Sia chiaro, Eastwood non fa nulla per dire il contrario, ma m'è sembrato più opportuno spostare la mira dalle istituzioni ai singoli uomini o solo uno di essi. Kyle, per l'appunto. Che è anche, questo è quello che vedo, l'oggetto del film. Non l'America, non l'Iraq, ne forse il protagonista stesso in quanto Chris Kyle, ma in quanto americano; uno di quegli americani, appunto, nella parentesi più su.

    Ed ancora nella seconda parte, quando critichi la scena citata, ti riferisci di nuovo a fatti reali, a come viene raccontata da lui (nel libro?) ed a cosa succede sui veri campi di battaglia. Ma non ti soffermi invece su cos'altro possa suggerire, ad esempio, il più banale ma anche il più concreto, su cosa faresti tu. E quì cadono per me tutti i discorsi, ma resta solo un senso di spaesamento di fronte a scelte scellerate alla base (appunto politiche, quelle a cui accenni tu, ma facendo un discorso inverso ed opposto).

    La memoria non mi assiste granché, quindi non riesco a controbattere sul cecchino iracheno, che rispetto a quanto già detto è un trascurabile dettaglio. Ma poco importa, è "American Sniper" non "American & Iraqi Snipers" :P

    Sulla prima parte mi pare una forzatura, ma anche non lo fosse il film è critico con uno solo dei personaggi della parte giusta che è Lee, l'unico scettico nei confronti della guerra e che Kyle liquida dicendo che è morto proprio perché nutriva dei dubbi, insomma si era intenerito e l'hanno ucciso. E anche questo mi pare un bel segnale su quale sia la strada che il film sceglie di prendere.
    Quella scena, quella del bambino, credo suggerisca principalmente una cosa, che Kyle abbia dei sentimenti e che ha fatto bene a sparare, ha ucciso un bambino ma non lo avesse fatto sarebbero morti un sacco di uomini, al centro della scena non c'è lo spettatore ma il protagonista che attraverso quella scena ci da la categoria giusta a cui dobbiamo aggrapparci lungo tutta la visione del film "È una guerra, e i cattivi la combattono anche coi bambini, per quanto crudele possa essere, per quanto io possa esser combattuto devo sparare anche in testa a un bambino" e noi lo accettiamo, nessuno credo ne evinca qualcosa di più d'impatto, poi dopo attraverso le nostre lenti e alle nostre esperienze possiamo parlare di un sacco di cose che vengono suggerite o, più realisticamente, che noi vogliamo e crediamo di vedere, ma la scena funziona così, la grammatica del film dice quello, la nostra testa, il nostro cuore poi sono altra cosa. Ma il messaggio a me pare chiarissimo perché in modo chiaro viene detto. Poi sono felice che a te abbia suggerito qualcosa di più profondo, ma credo sia per tua sensibilità piuttosto che per la costruzione della scena.

    Non è questione di american o iraqi snipers, è questione di come si decide di inserire un personaggio, se lo inserisci spesso come un foglio di carta e lo contrapponi a un personaggio sfaccettato stai facendo una scelta, una scelta che non mi piace mai, nemmeno quando si parla di supereroi o di mostri, perché è una scelta retorica bassissima (nel caso di American Sniper) ed è anche una pessima scelta drammaturgica per come la vedo io, lo è sempre quella di contrapporre a un buono di spessore un cattivo banale. Non serve una mezz'ora di film per liberare un personaggio dalla bidimensionalità e concedergli uno spessore, che non significa farlo passare da cattivo a buono ma dargli appunto uno spessore, anche in negativo. Io sono uno sprovveduto, ma non al punto da non sapere cosa aspettarmi da un film del genere, basato su fatti del genere girato da un regista che non ha mai nascosto le proprie idee, quindi non è che mi aspettassi o pretendessi altro in termini di idee, solo che qui c'è tutto il peggio a cui riesco a pensare, dalla disonestà nei confronti della Storia a pessime scelte registiche e in fase di scrittura. Ed è uno di quei casi in cui è impossibile che cambi idea (e su alcuni film l'ho cambiata radicalmente), per me American Sniper è e rimane spazzatura, quindi colpa mia che ti ho trascinato in una discussione dove non credo né io né te ci muoveremmo dalle nostre posizioni :D
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    CITAZIONE (Guido75 @ 19/1/2016, 10:33) 
    Non lo so, non mi convinci. E non perché dubiti delle cose che dici, che hai letto o a cui credi (a livello storico e culturale, potremmo discutere a lungo ed avere visioni diverse, ma non mi sembra il caso di avventuraci in quel campo). Mi limito a giudicare il film, appunto, ed in quanto tale non mi sembra un film di propaganda, o almeno non più di quanto possano esserlo stati molti altri film di genere. La figura di Chris Kyle, per quanto idealizzata all'inverosimile, sempre considerando la realtà dei fatti a cui ti attieni, alla fine ci restituisce solo il simbolo di un certo tipo di americano, neanche così granitico, piuttosto vittima, del proprio credo e dei fatti (la guerra) in cui è coinvolto. Mi sembra che l'occhio di Eastwood sia verso di lui più compassionevole che di ammirazione (quest'ultima comunque ben presente). Per essere sintetici e concreti, cosa c'entra Kyle con Bush? Tutto posso aver compreso tranne che il film sia un'istigazione alla guerra o un atto di ammirazione verso l'amministrazione americana.

    A livello tecnico e di regia non sono affatto d'accordo. Il film per me è ben girato; non so a cosa esattamente ti riferisci nel parlare di alcune scelte registiche finalizzate a ricattare lo spettatore, quando in alcuni casi io vedo esattamente il contrario. Tanto per fare un esempio, è un eroe chi spara ad un bambino? Chi può digerirlo? Nessuno, protagonista compreso. Scena simbolo (oltre che di gran pathos, almeno per me, e confezionata benissimo a livello tecnico) delle contraddizioni e delle atrocità di un conflitto, da qualunque parte lo si guardi.

    Aspetta, io non ho fatto considerazioni di tipo politico, non ho espresso giudizi né su Bush né su Kyle, ne ho fatto solamente un discorso di fatti. Possiamo discutere per ore se sia giusto o meno un intervento militare in una determinata zona, ma la discussione su cosa c'entri l'Iraq con le torri gemelle dura il tempo di un battito di ciglia, perché la risposta è "Nulla" e non è un giudizio ma un fatto storico. Non è una cosa che ho letto, che dico o a cui credo, è una verità storica come lo è che la Germania ha invaso la Polonia, né più né meno. Affermarlo non è esprimere un giudizio politico e negarlo non è esprimere un giudizio politico opposto, è solo negare o affermare la verità. Il film invece lascia intendere che sia così, che dall'attentato alle torri si passi al marzo del 2003 all'invasione in Iraq, ora siamo su un forum di cinema e non è certo il posto per sciorinare un conflitto che ha radici ben più lontane del 2003, ma comunque si tratta di una menzogna evidente come una foca in cucina, non è politica, solo Storia. Citavo Bush non per fare un parallelo e nemmeno un discorso polito, ma solo perché era il presidente degli stati uniti in quel momento e dopo un confuso cianciare di terrorismo ha sempre giustificato l'intervento in Iraq (ripeto, due anni dopo l'attentato) con le armi di distruzioni di massa e Saddam, il film poteva semplicemente attenersi alla realtà visto che a quello ambiva o sennò prendere la strada di Tarantino, quella che ha preso a me sembra evidentemente la strada melliflua della menzogna. E ripeto non è un discorso politico, perché per quello che ho detto finora io potrei pure essere d'accordo o essere in totale disaccordo con l'intervento in Iraq.

    Anche io credo che Kyle sia vittima di tante cose. La scena del bambino per me è una delle peggiori, il vero Kyle la racconta come potrebbe raccontarla un oggetto inanimato con la capacità della parola, nel film non solo Kyle pare combattuto ma addirittura viene lasciato intendere che se avesse sparato a un bambino disarmato avrebbe dovuto fare i conti non solo con la sua coscienza ma anche con la legge. Fantascienza. Con la guerra credo non abbia nulla a che fare, non solo nel pathos, ma soprattutto nelle dinamiche, è noto che nessuno se non in casi eccezionali abbia mai davvero pagato quando ha ucciso un civile (bambino vecchio donna o uomo) ma soprattutto non esiste nessun conflitto in Kyle, in quello che fa. E a me andrebbe bene l'umanizzazione di Kyle, se non fosse che unita alle menzogne sopra citate e alla disumanizzazione degli antagonisti mi pare ne esca un film, come detto, di bassissima propaganda. Mentre a Kyle è concessa una (inesistente nella realtà) profondità, una morale, un'altissima considerazione della lealtà e un enorme spirito di sacrificio a costo di proteggere valori altissimi come la libertà o i suoi compagni, al cecchino suo antagonista non è concessa altra spinta se non il denaro. E se nella realtà possiamo sfogliare i pensieri di Kyle e scoprire che non vi è traccia di nessuna o quasi di tutte quelle belle cose che il film gli appiccica addosso, non possiamo dire altrettanto del cecchino a cui Kyle ha infilato un proiettile da quasi 2 km di distanza, non ci è dato sapere se davvero fosse mosso solo dal denaro.
    Comunque non credo fosse il topic per discuterne in questo modo :D ma è un mio talento quello di andare sempre e comunque OT.
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    CITAZIONE (Guido75 @ 18/1/2016, 14:01) 
    La domanda sorge spontanea, perché disonesto?

    È un catino di menzogne, le più eclatanti sono al livello di dire "la Polonia nel 39 attaccò la Germania ed è per questo che è stata invasa" altre, sicuramente meno disturbanti (almeno dal mio punto di vista) sono identificabili solo se si è letto il libro e alcuni articoli.
    Partendo dal basso, indipendentemente da come si è connessi con Kyle, che lo si consideri un eroe o un criminale o qualsiasi altra cosa stia nel mezzo di queste due definizioni, è un dato oggettivo che fu un bugiardo cronico, basta usare google bene per trovare quante storie abbia inventato. Il film, poi, gli regala una (pur poca) profondità morale che non c'è nel libro, questo mi andrebbe bene perché è finzione (anche se questo film pretende in ogni sua fibra di non esserlo) se non fosse che è tutta tesa a far propaganda di bassissima lega.
    Le bugie eclatanti, quelle che mi hanno fatto male, sono tutte verso la storia. La scena più fastidiosa è quella con Kyle che vede la caduta delle torri e poi si trova a Fallujah a sparare, fermiamo 100 spettatori e chiediamogli cosa ne hanno evinto, credo che le risposte convergerebbero tutto sul "Kyle è stato ferito talmente tanto dall'attacco all'America che ha deciso di andare a restituire qualche colpo" ed è normale che sia così perché il film è questo che ti dice, in modo indubitabile ti sta dicendo che Kyle è stato spinto da un attacco ricevuto. Tutto bello, tutto giusto, se non fosse che l'Iraq con le torri gemelle c'entra come Abbiategrasso, e non perché lo dico io o qualche complottista sul web ma perché è Storia e pare che ancora nessuno veda nessuna sostanziale tra Iraq e Afghanistan. Anche l'amministrazione Bush ha giustificato l'attacco all'Iraq con armi di distruzione di massa (inesistenti, anche questa è Storia) e con l'esportazione di un po' di sana democrazia. Nessuna risposta a nessun attacco. In mezzo a tutte queste menzogne c'è poi la terrificante visione degli iracheni degna dei peggiori film di propaganda, un'involuzione di 60-70 anni quasi ridicola.
    La lista delle bugie, delle omissioni, degli stravolgimenti è lunghissima, a me basta quanto ho già detto -senza dovizia di particolari in altri episodi- per liquidare il film di Eastwood come spazzatura.

    A tutto questo aggiungo che il mestiere che ci ha messo Eastwood nel mettere insieme questo sconcertante pezzo di propaganda è stato incredibile, visivamente c'è una percentuale bassissima di Eastwood e una altissima di un regista che si affida a categorie visive semplicissime per ricattare lo spettatore e compiacere le sue idee distorte (nella migliore delle ipotesi) o le idee distorte di qualcun altro (nella peggiore). Se penso ai finali dei suoi film da Mystic River a Gran Torino, e penso al terrificante finale con immagini di repertorio di questo American Sniper, mi viene da piangere. Ovviamente, dal mio punto di vista, non rimane un briciolo di stima per Eastwood, rimane il ricordo di quando alla stima si accompagnava anche l'ammirazione, perché nella vita di Eastwood c'è stato un uomo capace di fare grandi film, senza per questo tradire le sue idee.

    La cosa che mi ha lasciato di più American Sniper è la dimostrazione che la vecchiaia è un periodo scostante dove migliori e peggiori rapidissimamente.

    CITAZIONE (raystorm @ 18/1/2016, 14:05) 
    A parte che condivido quanto hai detto ossia che Arca Russa e Birdman non sono nemmeno parenti alla lontana (ma lo portavo come esempio tecnico forse mi hai frainteso o mi son mal spiegato). Condivido anche il fatto che “Birdman” non utilizzi la concezione più classica di piano sequenza proprio per i gap temporali (ma è vero anche che non è una unica sequenza per quanto ben mascherata sia), però la tecnica per convenzione la chiamiamo piano sequenza in profondità di campo altrimenti dimmi come chiamarla che mi adeguo. Ad ogni modo la decisione di girare tutta la pellicola in quel modo lo trovo solamente un metodo figo per fare i ruffiani dato che la bellissima sceneggiature ne esce depotenziata non poco nei temi, almeno a mio modesto parere. Tirando le somme e facendola il più semplice possibile se penso ad “Arca Russa” non potrei immaginarlo con un montaggio normale (ma potrei dire anche l'inizio de "L'infernale Quinlan" poco cambia perchè non parlo del film ma della tecnica usata per), “Birdman” credo sarebbe enormemente migliore e digeribile. Tutto qui.

    Ok, così mi pare più chiaro. Sul come chiamarla credo sia irrilevante, se si accetta la definizione tecnica del piano sequenza come ripresa senza stacchi non vedo come non si possa chiamare in questo modo la tecnica utilizzata in Birdman (anche se poi di fatto, come dici, non lo sarebbe perché gli stacchi ci sono anche se invisibili) io parlavo di lasciare da parte le definizioni e capire le differenze, perché ho visto tanta confusione divisa in egual misura tra chi lo ha amato e chi lo ha odiato. Almeno nel mainstream, un film simile non c'era nell'uso della tecnica, che la si chiami piano sequenza o si voglia coniare un nuovo nome per identificarla poco cambia, è che se uno voleva a tutti i costi spiegarne i codici non doveva e non poteva appellarsi all'Arca russa o in generale alla classica definizione di piano sequenza -ma come dici non era il tuo caso-.
    Io non so se sia un modo figo o no, per me funziona e funziona alla grande per una serie di motivi piuttosto lunga. Credo anche che sia più facile bollarla come scelta furba o ruffiana col senno di poi, prima che il film avesse una sua forma non so in quanti avrebbe scommesso che un film girato in questo modo, praticamente interamente dentro un teatro o nei suoi pressi potesse contemporaneamente essere un film da incassi superiori ai 100 milioni e un successo di critica, io sono più per chiamarla scelta coraggiosa.
  8. .
    CITAZIONE (Guido75 @ 13/1/2016, 17:19) 
    American sniper

    Mi piacciono queste classifiche per questo motivo, per me American sniper è il peggior film della stagione per due ragioni.
    la prima è che è oggettivamente disonesto con la storia recente, e questo mi fa male perché odio quando un film è così profondamente bugiardo e meschino e perché a farlo è stato un regista che negli ultimi anni aveva scoperto tante sfumature e qui torna al bianco e nero ideologico, imperdonabile.
    La seconda, assai meno oggettiva, è che, anche se dovessi dimenticarmi che è un film disonesto e lo prendessi come fantascienza dove da una parte ci sono gli umani e dall'altra ci sono i marziani (ma anche così non funzionerebbe, perché i buoni umani sono andati su Marte) è girato male, ricordo mentre andavo al cinema di aver pensato "un regista scarso girerebbe la scena del famoso colpo sparato da incredibile distanza seguendo il proiettile con un'usuratissima scelta stilistica, ma Clint sicuramente no" e invece sì, e oltre questo ci sono un sacco di altre cose brutte.

    CITAZIONE (Pak7 @ 15/1/2016, 02:17) 
    Inanzitutto un grazie a nickbaker... senza di lui, e il suo commento, forse non sarei andato quella sera (19 febbraio) a vedermelo all'Uci, in una serata dedicata al cinema D'essai.
    Ragazzi questo è un capolavoro, purtroppo non editato in bluray, ma ci accontentiamo del dvd, anche se per come è stato girato con l'hd avrebbe fatto la sua porca figura.
    Dicevo, capolavoro dei nostri tempi, un infusione di emozioni che era da tempo che non mi capitava di provare in sala. Acquistatelo. Punto.

    Così mi fai arrossire, ma sono felice ti sia piaciuto tanto tanto. Sono incazzato nero non ci sia in hd, ma chi ha netflix e non ha problemi con sub inglesi, si trova in uk, casomai vi cadesse il pc in terra d'albione.

    CITAZIONE (raystorm @ 15/1/2016, 14:55) 
    .. Non è che questo non si possa fare ed a dimostrarlo prima di lui ci aveva già pensato Sokurov con il suo "Arca Russa", ma se nella pellicola del cineasta russo questa scelta era propedeutica al racconto, in "Birdman" lo disinnesca trasformando lo sforzo di Lubezki (che si conferma assieme a Deakins uno dei migliori direttori della fotografia di sempre) e di conseguenza la pellicola stessa, in un esercizio stilistico.

    Io questa cosa l'ho sentita fuori dal cinema detta da due persone diverse, e poi letta anche da qualche parte, però mi chiedo, ma che c'entra Arca Russa? È un film che amo alla follia, ma c'è una distanza abissale nell'uso della tecnica che rende impossibile ogni paragone; c'è nel tempo, dove in Arca russa il piano sequenza è effettivamente piano sequenza nella sua definizione classica, cioè dove il tempo del film è anche il tempo della vita, in Birdman no, il piano sequenza di circa 90 minuti non occupa 90 minuti di narrazione ma occupa diversi giorni e allora il tempo del film non è il tempo della vita ma è, più che altro, il tempo dell'esistenza, quello più reale di tutti, quello che ognuno di noi vive, dove giorni durano minuti e alcuni minuti durano giorni (il film di innaritu si ferma alla prima) e poi c'è una differenza enorme anche nel punto di vista, nel film di Sokurov la macchina è contemporaneamente un altro personaggio e il nostro punto di vista. Tutto questo per dire che il piano sequenza di Innaritu è stato trattato come fosse un piano sequenza classico quando non lo è in modo evidente, aveva ragione Lubezki (per cui in Italiano e in nessun altra lingua non conosco parole che non limitino il suo lavoro nel tentativo di descriverlo, siamo nel campo della magia ormai) a dire che non c'era niente di simile cui aggrapparsi e per criticarlo (nel bene e nel male) non c'erano film, saggi o nulla cui aggrapparsi se non spostando il problema o aggiungendo qualcosa di nuovo, mi pare che in pochi, anche tra gli entusiasti, lo abbiano fatto (io non sono abbastanza bravo per farlo)

    Sono più o meno d'accordo su tutto il resto, soprattutto su Youth e Sorrentino (meno sulle considerazioni su The master, ma sono allergico al "ho capito solo io/ ho capito solo io e pochi altri" anche quando penso di aver ragione :D) un film terribile e un regista verso cui non riesco più a nutrire nemmeno un briciolo di stima da 3 film a questa parte (per me il punto più basso rimane la Grande bellezza anche se questo, come hai detto giustamente, ha anche errori tecnici da matita blu)
  9. .
    Come sempre approvo la classifica di fine anno, questa per altro è la mia decima (ma qui sul forum credo la settima) e mi piace trovare nelle vecchie classifiche film che ora detesto o non ricordo o anche film insulsi e vedere quanti film che ora amo ho recuperato in colpevole ritardo o scoperto tardi.
    Quest'anno al cinema ho visto poco rispetto ai miei standard, anche perché ho saltato 3 mesi pieni all'estero, e il confronto con il 2014 è impietoso come qualità dei film, lo scorso anno c'erano almeno 2 capolavori -prima o dopo troverò un termine che mi sganci da una categoria odiosa come quella del "capolavoro"- come Mommy e The wolf of wall street e film grandiosi come Grand Budapest Hotel e Inside Llewyn Davis, quest'anno 10 titoli non li ho, ne ho solo 6 + 2 (i 2 sono inediti in Italia ma sono usciti in UK)

    in ordine sparso i 3 che mi sono piaciuti fino in fondo (sono anche quelli che ho visto più di una volta)

    Birdman: Un film semplicemente grandioso, il film che, per quanto mi riguardo, ha fatto scalare Innaritu da regista interessante ma anche potenzialmente odioso a grandissimo regista capace di usare il linguaggio cinema come pochissimi sanno fare. È stato interessante anche trovare le stesse dinamiche che un anno prima hanno accompagnato The wolf of wall street, sia fuori dal cinema che nei luoghi più disparati il film ha innescato la voglia di tutti di essere spiegatori di piano sequenza (con il lupo erano spiegatori di etica) e non ho mai letto/sentito tante critiche ubriache come quelle relative a 'sti due film (con questo non dico che non si possano criticare eh)

    Mad Max: Fury road: difficile dire se sia più la rabbia nei confronti di un regista che per 30 anni ha dilapidato il suo talento in progetti più o meno assurdi (lo so, L'olio di lorenzo è un bel film ma a me dice meno di un cazzo) o la felicità nel vedere qualcosa di così diverso e bello. Se qualcuno ha voglia di diventare film-maker qui non so se ci sia più o meno tutto quello che c'è da sapere, ma sicuramente c'è il più classico dei film che ti fa sospirare "voglio farlo anche io".

    Vizio di forma: allora qui sono cascato in un tranello in cui non cascavo da tempo, avere aspettative irrealizzabili. Mi aspettavo il miglior film degli ultimi 20 anni e non lo è, e forse non è nemmeno un capolavoro, però c'è tutto il meglio (e anche un po' del peggio) di Anderson e questo basta per essere più che felicissimi.

    I 3 che mi sono piaciuti ma con qualche "ma"

    Blackhat
    Il ponte delle spie
    The walk*

    i 2 che non sono usciti nei cinema italiani, ma che starebbero tranquillamente nella prima lista

    A girl walks home alone at night
    It follows (che è del 2014 ma nei cinema è uscito nel 2015)

    *questo per metà abbondante potrebbe stare nella prima lista, per il resto non dovrebbe stare in nessuna lista, come altri Zemeckis del resto

    Edited by nic_baker - 12/1/2016, 15:55
  10. .
  11. .
    CITAZIONE
    Così, a memoria, dico che è la prima volta che qui sul forum uso un termine in inglese, mi sembra giusto che per questa prima volta arrivi tu a rompere il cazzo. :lol:
    Questa è invece una cosa che tu fai spesso, mica me lo dimentico che mi hai detto affetto da infatuazione artsy, però non ho capito bene la doppia negazione nella tua seconda frase, forse ti riferisci ai casi in cui la traduzione è possibile, come appunto per cheap. Che sia una cosa brutta si potrebbe discutere, in ambito scientifico l'inglese è usato spesso per comodità e praticità, anche se ogni parola è sempre traducibile in qualche modo, quindi se capita non vedo perché non si dovrebbe usare. Immagino che allora tu le partite della Juve le segua senza audio. :lol: :lol:
    Poi se vuoi mettere in discussione le mie abilità nel parlare un lingua a priori fai pure, ma sarebbe più interessante se mi invitassi nelle tue zone a prendere il tè coi biscotti, già me lo avevi promesso. :lol:
    The pen is on the table, giusto?

    Schematicamente

    1- Artsy, per come lo intendevo, non è traducibile se non con "che ha pretese artistiche nella forma pur non avendo nessun valore" e sai infatuazione da cose che hanno pretese artistiche nella forma pur non avendo nessun valore è proprio bruttino che dici?

    2- Si mi è uscito un non di troppo, eppure sei stato così bravissimo che avevi capito lo stesso.

    4- Non c'è nulla di male quando l'inglese è prassi, c'è molto di male quando uno inizia a parlare così "oggi ho day off , meno male perché ieri era super busy e oggi vado da tesco che sarà meno cheap di Aldi ma almeno lì la roba non è shit"

    3- Io parlo un inglese così brutto che non posso risponderti su the pen is on the table, ma proprio perché tu lo sai non devi usarlo quando parli italiano. Hai mai notato che i proverbi in latino al 97% li usa solo chi di latino conosce solo quello americano? Notalo.

    4- Non costringermi a scrivere con l'avvertimento {!SARCASM ON!}, non era una rottura di cazzo ma un consiglio prezioso.

  12. .
    Con 2.81 sterline ho preso la prima edizione di Underworld, tanto per farti capire che tipo di mercatini misconosciuti ed esclusivissimi frequentiamo. Ma la chicca sono le 6.95 sterline per un'edizione di Moby dick, una cosa che cciaollevati, c'è Jack che ancora deve riprendersi.

    Il nome del posto segretissimo lo metto sotto spoiler, magari prima o dopo ci passi

    Amazon... shhhhhh


    P.S.

    CITAZIONE (novocaines @ 25/10/2015, 20:48) 
    La roba cheap che gira dalle tue parti

    Prima regola per non far sanguinare le orecchie e non sembrare uno di quelli che non saprebbe dire che la penna è sul tavolo senza infilarci due errori epperò usa l'inglese in ogni contesto:
    Non usare mai parole inglesi che non siano traducibili in italiano, non so quando conveniente o economico abbiano smesso di funzionare, tra l'altro cheap con day off, skill e pound fa parte di quella cerchia di termini che usano tutti in inglesi tre giorni dopo essersi trasferiti in UK.

    Ah è irrilevante il tono che utilizzi, che sia ironico o serio, è una cosa brutta brutta a prescindere :P
  13. .
    Kubrick scelse per l'italia "il mattino ha l'oro in bocca"

    le altre lingue doppianti

    - Tedesco - Was Du heute kannst besorgen, das verschiebe nicht auf Morgen (Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi)

    -Spagnolo - No por mucho madrugar amanece más temprano (Anche se ti alzi più presto, non farà giorno prima)

    - Francese - Un «Tiens» vaut mieux que deux «Tu l'auras» (Un «Tieni» vale più di due «Avrai»)

    Ripeto fu lui a scegliere, non altri e se oggi abbiamo la versione inglese è merito(?) di Jan Harlan, produttore e cognato di Kubrick che pare non avesse troppa simpatia per la tendenza di Kubrick a centralizzare su di se tutti i poteri.

    Perché di questa irrilevante informazione sul film?

    Perché, la domanda è: È più fedele la versione scelta in assoluta libertà di Kubrick che voleva fosse tradotto così o la versione del produttore che ha eliminato, di fatto, "una versione" di Kubrick? :P

    Fatta la tara sul "non mi frega un cazzo perché non vedrò mai più/ non ho mai visto la versione italiana" io ricomprerei il cofanetto di Kubrick se avesse le versioni in entrambi i formati (trovo odioso si sia scelto di tenere solo quello più attuale) e anche tutte le versioni nelle lingue che ha personalmente curato con tutte le scelte che ha fatto, così giusto per sfizio.

    Sull'annosa questione della S credo si tratti di un proverbio e come tale risponde a regole tutte sue. Che il soggetto sia plurale mi pare poco opinabile. Esiste una regola per cui se inizia con "all" il primo e con "no" il secondo non vale, o qualcosa di simile di cui non sono al corrente?
  14. .
    CITAZIONE (Jack Torrance @ 25/10/2015, 20:08) 
    CITAZIONE (nic_baker @ 23/10/2015, 17:36) 
    P.S. altra cosa da non sottovalutare, su Netflix ci sono serie animate, cartoni, anime, spettacoli, concerti etc. etc. non sono film e serie tv... a quel prezzo (e io pago per poterlo vedere contemporaneamente su due schermi, che non me ne faccio nulla... ma vabbè qualcuno lo sfrutta :rolleyes: ) ecco a me pare un ottimo servizio e pure utilissimo.

    Chi? Dove? :o: :rolleyes:

    Sottoscrivo comunque quel che ha detto nicbaker: comodo, utile e soprattutto si vede bene. Che sia meglio un BD è ovvio (e infatti netflix ultimamente lo uso poco), ma con la qualità (davvero sorprendente per un servizio di streaming) di netflix, i soldi per un DVD tanto vale spenderli sull'abbonamento.
    Poi magari non ci trovi Soy Cuba, ma roba valida, anche solo sulla versione inglese che uso io, ce n'è.

    Sì, è meglio un BD, su questo ci sono pochi dubbi, ma credo che per vedere una qualche differenza su molti dei prodotti si debba appunto partire da un 50" top gamma visto da meno di due metri, con visione sempre senza luci esterne, sotto questo standard dubito ci siano apprezzabili differenze... per dire daredevil visto in bd e su netflix avremmo notato la differenza? penso di sì ma non ne sono sicurissimo, io ero già piuttosto impressionato dalla finezza e dalla trama della grana, cosa che non si vede mai su un "1080p" come quello di youtube, credo ci sia più differenza qualitativamente tra youtube e netflix di quanta non ce ne sia tra netflix e il blu-ray. Poi ovvio che non guarderei mai un film che possiedo in blu-ray e non smetterò certo di comprarli, la speranza utopica è che netflix prenda il posto dello streaming restituendo una fetta al mercato dei formati solidi. E poi che tutti tornino al cinema :P
  15. .
    CITAZIONE (Guido75 @ 23/10/2015, 17:56) 
    Più che sulla qualità del singolo frame, i dubbi sono sulla velocità della connessione e (quindi) relativi blocchi, cali, distorsioni, etc.
    Oggi come oggi credo dipenda da casa a casa, purtroppo.

    Con fibra mai avuto un problema davvero, sia in UK che qui (con vpn che rallenta la connessione, ma aspettavo 1 minuto scarso che si assestasse in HD e fine, nella peggiore delle ipotesi)
    Mai avuto un blocco, sarà capitato 3 volte che per 10 secondi sia passato in sd quando usavamo il 50", se ricordo male può correggermi Jack.

    L'ho usato anche in una casa con altre 9 persone e attaccati quindi almeno 14-15 dispositivi fissi. Ho guardato le iene chiuso in camera al secondo piano della casa con il router al piano terra, tempo di pisciare e il film era pronto in hd, e anche lì zero blocchi, e zero cali... qualche calo l'ho avuto in altre circostanze ma non sempre, era comunque un eccezione e non la regola. Tutto questo per dire che quel singolo frame è assolutamente la normalità.

    E senza creare false speranze, magari, anzi sicuramente sono stato fortunato, ma io ci ho visto in hd senza problemi anche un film usando un iphone come router... ripeto, senza creare false speranze, credo sia stato un caso, 'che normalmente non riesco nemmeno ad aprire alcuni siti usando lo smartphone come router.

    Contando poi che col tempo guardo molte più serie e mi piace guardarle alla cadenza che voglio io e che se non voglio più spendere soldi per film che non ritengo necessari, figuriamoci per le serie che hanno altri prezzi, ecco considerando tutto questo sono assai felice di averlo, non compro tanto meno di prima.. rimane comunque Cinema > Blu-Ray > Netflix la mia scala di valori.

    P.S. altra cosa da non sottovalutare, su Netflix ci sono serie animate, cartoni, anime, spettacoli, concerti etc. etc. non sono film e serie tv... a quel prezzo (e io pago per poterlo vedere contemporaneamente su due schermi, che non me ne faccio nulla... ma vabbè qualcuno lo sfrutta :rolleyes: ) ecco a me pare un ottimo servizio e pure utilissimo.
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