Lo Squalo

S. Spielberg, 1975

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    Anno: 1975
    Regia: Steven Spielberg
    Soggetto: Peter Benchley
    Produttori: Richard Zanuck, David Brown
    Fotografia: Bill Butler
    Montaggio: Verna Fields
    Effetti Speciali: Robert Mattey
    Musiche: John Williams
    Scenografia: Joe Alves
    Cast principale:Roy Scheider, Robert Shaw,Richard Dreyfuss e Lorraine Gary.




    1. Breve storia della più incredibile storia produttiva.



    Se esiste una regola è che non c’è nessuna regola cui aggrapparsi per tirare fuori un successo. La storia produttiva de Lo squalo fa parte della mitologia della storia del cinema, impossibile riassumere questa travagliata epopea in poche righe. Per chi ne volesse sapere di più è obbligatoria la lettura di «The Jaws Log» di Carl Gottlieb ancora in attesa di una traduzione italiana. Non esagera chi mette questo libro sullo stesso piano di quello assai più famoso di Truffaut e Hitchock .

    In brevissimo. Zanuck e Brown arrivano, attraverso fonti diverse, a mettere le mani su un romanzo che non solo pare essere un successo annunciato ma è anche uno di quei romanzi che paiono scritti con in testa il film – anche se poi, come spesso accade, il film sarà assai diverso-.
    Da buoni produttori fiutano l’affare e si assicurano i diritti per una cifra che non arriva ai duecentomila dollari. Da buoni produttori mostrano una sconcertante inadeguatezza quando si tratta di mettere insieme il film. Alla ricerca di un regista abbastanza bravo da far funzionare un materiale che «funziona da solo» si affianca quella di un domatore di squali abbastanza bravo da far fare a uno squalo qualche finto attacco e qualche buona posa per le riprese.
    Zanuck e Brown ci rimangono parecchio male nello scoprire che a Hollywood non tutto è possibile, quindi niente domatori di squali e l’affare non sembra più cosi un affare. Siamo nel 1971.
    Si dice che un giovanotto di 26 anni appena assunto dalla Universal camminasse per i corridoi quando, imbattutosi in una bozza del film, abbia suggerito di costruire uno squalo meccanico invece che affidarsi agli improbabili servigi di un domatore.
    Zanuck e Brown tirano di nuovo fuori il meglio del loro essere produttori e decidono di affidare il film al giovanotto che essendo sotto contratto, è un giovane che può essere valorizzato.
    Si Arriva al 1974 e Spielberg – il giovanotto di cui sopra- ha un sacco di buonissime idee che nulla hanno a che fare con quelle che dovrebbero stare alla base di un successo commerciale. Non si gira nelle sfarzosissime piscine degli studios, ma in mare aperto dove il maggior realismo si paga con costi elevatissimi, mobilità limitatissima, diverse cineprese corrose dal sale e luce naturale . Niente star, la star è Bruce, o meglio sono Bruce, i tre squali meccanici che costano 750.000 dollari (che poi sarebbe la paga di una star) e che fanno il loro ingresso nella storia del cinema inabissandosi nel fondale delle sabbiose spiagge di Martha’s Vineyard, Massachusetts, USA.
    Da lì inizia un’incredibile serie di guasti, malfunzionamenti e disgrazie che renderanno Bruce affidabile quanto una Star cocainomane e che faranno pensare a Zanuck e Brown che, in fondo, l’idea del domatore non era così male.

    Come noto –ma non così noto- i problemi con Bruce saranno indispensabili alla riuscita del film.

    Il resto è una sanguinosissima e interminabile spedizione produttiva. Le riprese tarderanno di oltre 100 giorni e si dice che nessuno fosse mai arrivato a tanto e Spielberg è lecitamente convinto che questo sarà il suo ultimo film e non si presenta alle ultime riprese per paura di ritorsioni da parte della troupe. Il budget sarà più che raddoppiato e la Universal dopo la prima proiezione si rifiuta di dare 3000 dollari a Spielberg per aggiungere la scena in cui Mr. Hooper trova la testa di un pescatore e Steven, ancora convinto che sarà il suo ultimo film, decide di metterli di tasca sua per togliersi lo sfizio di avere la quantità di urla che aveva in mente.
    Inoltre il copione subirà diverse modifiche legate esclusivamente a necessità produttive o a eventi casuali. Che Mr. Hooper sopravviva non ha nulla a che fare con esigenze drammaturgiche ma è solo perché la scena girata con squali veri e un nano nella gabbia non è venuta come programmato.

    2. Jaws un film di Steve Spielberg, Verna Fields, John Williams e chiunque vi abbia preso parte.





    Non vi è dubbio che la Politica degli Autori sia stata una grandissima intuizione al pari di quanto sia una sciagura. L’incredibile banalità di ogni discorso sul cinema quando si parla di autori e si finisce a trattare dei macro-temi che attraversano la filmografia, l’incredibile ingiustizia con cui si annulla il lavoro di chiunque abbia dato un contributo fondamentale senza occupare il posto del regista, l’incredibile ottusità che porta a trattare il regista al pari di un pittore o di un romanziere e tante altre sciagure da cui temo non ci libereremo mai.
    Spielberg mi è simpatico per diverse ragioni, tra le prime c’è che non ha mai nascosto i meriti di chi ha lavorato con lui, anzi in molti casi potrebbe pure aver peccato di falsa modestia o, per lo meno, aver esagerato nel dare peso al merito di altri. Per questo non mi trovo troppo d’accordo sulla cifra quando dice che il 50% del merito della riuscita del film è di John Williams e del suo Mi-Fa Mi-Fa Mi-Fa o meglio del suo «dun-dun dun-dun dun-dun» che è diventato non solo il suono dello squalo per eccellenza e per tutti, anche per chi il film non l’ha visto, ma è anche uno degli archetipi del terrore più famosi, legato alla “paura ancestrale” e non solo alla figura dello squalo. Non mi trovo d’accordo perché a dare metà del merito a Williams non ne rimarrebbe abbastanza per Verna Fields (oltre che ovviamente per Spielberg stesso) la montatrice del film il cui apporto nella prima ora di film, quando il montaggio si sostituisce a Bruce, è difficile da quantificare (ma anche dopo che Bruce si palesa il suo è un lavoro incredibile).
    Tutto questo per dire che la macchina perfetta nata da un imperfetto sistema produttivo è figlia di un sacco di persone, un formidabile incastro di talenti.
    Infine c’è Spielberg, il ragazzo testardo che non si è fermato davanti a nulla, dei suoi meriti si è detto tantissimo, e assai meglio di quanto non possa fare io. Alcuni dei suoi meriti vanno però spostati. Chiunque parli de Lo squalo arriva prima o dopo a elogiare l’incredibile intuizione di Spielberg nel celarlo per oltre metà del film. Nessuna intuizione, come detto l’intuizione di Spielberg era quella di usare Lo squalo meccanico. L’enorme merito di Spielberg non è dunque nell’intuizione ma nell’impossibilità di sfruttare l’intuizione stessa. Il talento è in quel sistema che si chiama “problem-solving” cioè nello sfruttare un (grossissimo, in questo caso) problema a proprio vantaggio. E’ grazie a Lo squalo se ora non sembra una follia fare un film su un “mostro” nascondendo il mostro stesso, bisogna fare uno sforzo e immaginare quanto fosse complicato e tragico trovarsi davanti al fatto che, dopo aver pianificato tutta la produzione e promozione del film sulla figura dello squalo (rinunciando ad attori di maggior richiamo che, si pensava, avrebbe tolto peso allo squalo stesso) non fosse possibile usare lo Squalo. Trovo sia assai più edificante per Spielberg riconoscergli il merito di aver tirato fuori una delle migliori «prime ore» di tensione dovendo affrontare un problema enorme, piuttosto che elogiarlo per un’intuizione che non ha avuto, e anche l’avesse avuta credo sia più difficile tirare fuori il meglio dopo aver visto inabissare la propria idea piuttosto che avere la fortuna di poterla seguire.

    3. Un incubo che infrange i sogni.






    Chi ha una qualche minima nozione di storia sa che quando si arriva a uno stravolgimento del corso della storia si tende per comodità e superficialità a identificare un singolo evento come causa scatenante, anche se poi questo singolo evento è, nel migliore dei casi, solo l’ultimo e uno dei tanti che hanno contribuito allo stravolgimento.
    Non è dunque sbagliato identificare ne Lo squalo il caso cinematografico che ha portato alla fine della New Hollywood e del sogno di un sistema produttivo orizzontale. E’ sbagliato addossargli tutte le colpe. Molti dei registi della New Hollywood parlano, a distanza di decenni, con incredibile astio verso Lo squalo, anche i più fortunati che hanno mantenuto la libertà conquistata come Scorsese (che pure è amico di Spielberg e non lesina elogi per i suoi film) e Coppola non sono teneri con Jaws.
    Anche io non ho alcuna simpatia per il riordino di vecchie gerarchie tornate in auge dopo l’incredibile successo de Lo Squalo, ma non per questo gli vanno addossate colpe che nulla hanno a che fare col film. Il lato oscuro (sempre che se ne voglia e possa parlare in termini dispregiativi) de Lo squalo sta nell’aver rivoluzionato le strategie di marketing. Gli introiti derivati dai gadget e da tutto ciò che era legato al film superavano quelli derivati dalle sale nonostante si trattasse del maggior incasso della storia. Lo squalo aveva aperto nuove frontiere della sfruttabilità commerciale di un film spostando nuovamente il peso verso i produttori e nuove figure legate alla promozione del film.
    40 anni dopo, i blockbuster funzionano ancora come Lo Squalo in termini produttivi e promozionali eppure cinematograficamente sono lontani anni luce.

    <i>

    4. Jaws, 40 anni dopo




    Come tutti i film culto anche Jaws ha diversi spettatori legati in modo diverso al film. Per me è stato uno dei film televisivi dell’infanzia, poi rigettato in adolescenza e ora sono tornato ad amarlo ma mi rendo conto che il rinnovato amore è sbocciato solo dopo la visione cinematografica e comunque non potrò mai provare quell’effetto che ha provato chi lo ha visto ai tempi dell’uscita e ha passato l’estate del 1976 con al massimo le caviglie immerse nell’acqua. Per l’irrazionale paura di uno squalo.

    Il film si apre come molti dei successivi film di Spielberg, schermo nero accompagnato da un suono inquietante. Si tratta, come molti altri elementi del film, di uno stratagemma semplice (nella sua accezione più positiva) d’incredibile forza, prima ancora che il film inizi lo spettatore è già immerso nell’atmosfera del film. Il primo attacco corre sul filo della retorica e della ruffianeria (un filo in cui Spielberg ha sempre camminato) una giovane ragazza ubriaca all’apice della sua spensieratezza dilaniata da uno squalo, ed è costruito in modo magistrale come lo saranno tutti gli attacchi della prima ora.

    Ogni grande regista ha una particolare inquadratura o tratto distintivo, quello più ricorrente nei film di Spielberg –soprattutto nella prima parte di carriera- è la zoomata o il carello (in casi più rari il movimento del personaggio stesso) in avanti (anche qui, più raramente indietro o in verticale) sul viso di un personaggio in una particolare espressione a metà tra la sorpresa e la preoccupazione, quel particolare sguardo che si ha quando si è davanti a un evento straordinario e poco rassicurante. E’ un tipo d’inquadratura molto potente e, in alcuni casi, anche molto ruffiana che in qualche modo obbliga lo spettatore a specchiarsi nello sguardo del personaggio, non è un’invenzione di Spielberg -come l’inquadratura dal bagagliaio non lo è di Tarantino- ma nessuno ha saputo usarla e sfruttarla come lui.

    Video

    Lo Squalo è il film dove diventa marchio di fabbrica del regista, nella prima ora ci si affida in diversi momenti (anche se la più famosa è nella seconda parte , quella che sottolinea lo stupore di Brody e che precede una delle frasi più famose del film «you’re going to need a bigger boat») . Lo squalo nella prima ora, oltre che attraverso alcuni sapienti stratagemmi (la parte di banchina trascinata in mare) e l’incredibile montaggio, si palesa quindi anche con le reazioni dei personaggi. Lo squalo è nella faccia di Brody, dei bagnanti e di tutti quei personaggi che assistono a ciò che noi non possiamo vedere.
    Sto volontariamente parlando dello squalo e non, come vogliono le (giustissime) letture recenti, di generale «paura ancestrale per l’ignoto» perché in fondo, nel suo quarantesimo anniversario, mi pare giusto ricordare che ai tempi dell’uscita difficilmente uno spettatore avrebbe parlato in termini generici di paura ancestrale ma avrebbe parlato specificatamente dello squalo. L’incredibile impatto che il film ha avuto sul rapporto tra uomo e squalo è uno di quei casi che dimostra in modo evidentissimo la potenza del mezzo cinema e se parlare di paura per l’ignoto slega il film dalla sua figura principale ponendolo in un livello più alto riservato a pochissimi film del terrore, in qualche modo, questa lettura, fa dimenticare anche i meriti sopracitati, meriti che ad esempio non ha l’ottimo Duel che in effetti si “limita” alla sfera dell’ignoto.

    Per lungo tempo ho sempre pensato alla prima parte come l’unica ancora valida del film, una delle tante sviste di gioventù. La seconda parte, quella dove si palesa lo squalo e occupata lungamente dalla caccia dello stesso è incredibile quanto la prima e nessuna delle due funziona da sola. E’ comodo ed è lo stesso film a portare a una lettura che si divide in una sorta di due tronconi divisi dall’assenza e dalla presenza dello squalo, ma quando si guarda, quando si vive il film non esiste davvero questa differenza, la tensione, la paura attraversano tutto il film, non esiste davvero l’assenza dello squalo come in fondo non esiste la sua presenza. Come ha fatto notare Spielberg non c’era verso che Bruce risultasse credibile, nemmeno prendendo per vera la descrizione inquietante che Quint fa dello squalo come animale e che rimanda all’inanimato. Eppure funziona.



    Funziona perché anche quando si palesa, anche quando sale sulla barca in maniera del tutto irreale, il terrore e l’angoscia non sono dati mai dalla sua presenza o assenza fisica, sono dati da un complesso concatenarsi di elementi. Lo squalo è il cinema perché è la macchina cinema che lo costruisce, che lo dà in tutta la sua potenza, in tutto il suo terrore, è il cinema perché oltre che essere squalo è paura ancestrale, perché obbliga lo spettatore ad appellarsi al più antico dei ritornelli “è solo cinema”.



    Edited by nic_baker - 5/4/2015, 16:28
     
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    Direi che come data hai scelto quella perfetta per ricordare quello che sicuramente è una tappa importante nel mondo del cinema.
    La storia produttiva di questo lavoro non la conosco nei dettagli, anche perché sinceramente mi interessa poco, ma la tua breve analisi ha comunque stuzzicato un po' di curiosità, se poi ci aggiungi il paragone dello scritto di Gottlieb con quella che è una delle interviste più famose della storia c'è evidentemente qualcosa che valga la pena sapere.

    Se anche soltanto un decimo di quello che hai scritto fosse passato a quei produttori epigoni che seguiranno la scia di Jaws sicuramente sarebbero stati sempre contenti loro, in più anche noi che il cinema lo viviamo avremmo potuto godere di qualche momento di gioia in più.
    Ci sono però alcuni punti di questa tua analisi che mi piacerebbe discutere visto che non mi trovo molto d'accordo.

    CITAZIONE
    Non vi è dubbio che la Politica degli Autori sia stata una grandissima intuizione al pari di quanto sia una sciagura. L’incredibile banalità di ogni discorso sul cinema quando si parla di autori e si finisce a trattare dei macro-temi che attraversano la filmografia, l’incredibile ingiustizia con cui si annulla il lavoro di chiunque abbia dato un contributo fondamentale senza occupare il posto del regista, l’incredibile ottusità che porta a trattare il regista al pari di un pittore o di un romanziere e tante altre sciagure da cui temo non ci libereremo mai.

    Questa affermazione mi ha un po' lasciato perplesso, sembra quasi una stilettata gettata con disprezzo nei confronti di qualcosa che, anche se non lo so direttamente, sono certo tu ami, anche solo per il fatto di leggere i vari tuoi post secolari che si trovano girando per il forum.
    Quello del regista è un mestiere, al pari di un pittore o uno scrittore, ognuno sicuramente può avere una propria vocazione e farlo secondo un principio di guadagno o di qualsiasi altra motivazione immaginabile. Al contrario quando ci addentriamo nel concetto di arte allora sì che l'Artista è IL regista, IL pittore, LO scrittore. Cambiano gli strumenti ma le forme di espressione sono le stesse e meritano, per me, tutte lo stesso rispetto.
    Se devo essere sincero trovo che la sciagura più grande sia credere che siano il pittore o lo scrittore a fare tutto da soli.

    Tornando invece al valore dell'opera trovo molto interessante il concentrarsi prima sulla figura dello squalo e solo dopo sulla paura dell'ignoto che risveglia inconsciamente. Il mio limite con questo approccio è che questo film non è stato presente nella mia infanzia o adolescenza, ma in una fase in cui la paura era già razionalizzata da un mio preciso modo di pensare, in più si aggiunge il fatto che per quello che ho scelto di fare adesso e spero di poter fare in futuro nella mia vita, la vista di una creatura magnifica come quella rappresentata qui può e deve soltanto provocarmi gioia e meraviglia (e in piccolo lo ha già fatto).
    Certo, mi trovassi solo in una vasca con il nostro caro Bruce sarebbe un problema, ma qui entra in gioco la solita paura egoista per la propria vita.
    Io, quindi, sono un sostenitore che il punto forte (o debole?) nella storia siano i personaggi, ma non i tre principali che trainano e danno un carisma fortissimo al racconto, ma la gente, i bagnanti, tutte le persone raccontate qui mi hanno sempre messo un' inquietudine disarmante, mai avrei pensato che comportamenti così irrazionali potessero essere così vicini a ciò che ci si aspetterebbe di scorgere in una cittadina afflitta dallo stesso 'male'.
    Il sindaco che mette il profitto della stagione estiva davanti alla vita di altre persone è solo uno dei tanti archetipi di personaggio negativo, ma la scena sulla spiaggia (penso sia il secondo attacco, quello che hai citato riportando il momento in cui Spielberg usa l'effetto Vertigo) davvero provoca sensazioni tremende al pensiero che la paura comune possa essere letteralmente dimenticata nel momento in cui, un singolo, riesce a superare quella soglia che precedentemente impediva l'azione. Sta proprio qui l'elemento che per me è veramente significativo nel far emergere la paura, quella più irrazionale del comportamento umano.

    Ad ogni modo, in generale, per me Spielberg è un grande affabulatore, forse il più grande, un grande regista, perché effettivamente dai suoi film si ha sempre tanto da imparare, purtroppo ha un modo di interpretare la realtà che ultimamente preferisce nascondere dietro lo spettacolo offerto da quella macchina, creata in gran parte da lui stesso, che è diventata il cinema.
     
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    Che inaspettata ghiottoneria mi anzi ci hai servito, ma io ne son particolarmente contento ripensando ad una vecchia diatriba sullo squalo :P (anzi dopo Titanic e Lo squalo, ora non dispero che si arrivi finalmente ad una pacificazione anche su Manhunter :P, che ti auguro di poter rivedere al cinema se è questo l'effetto benefico che ti fa ). ^_^

    A parte ste punture di spillo, ottima e approfondita analisi, densa di considerazioni acute ed interessanti sia sulla genesi del film, sia sul film stesso e i suoi vari aspetti e significati dentro e fuori il film stesso, sia sul rapporto spettatore-cinema-film. Cose che meritano di essere sottolineate e su cui dunque cercherò, pur in questo ormai lungo periodo di apatia scrittoria, di tornare.

    Interessante anche il discorso sulla "politica degli autori" che nel bene e nel male ha segnato la storia del cinema, anche se va ricordato, che anche Truffaut, ad esempio, non lesinava di lodare i meriti di sceneggiatori, direttori della fotografia, attori, autori che lo hanno ispirato (Henri Pierre-Roché ad esempio), come si vede benissimo anche in Effetto notte. Questo pur vedendo nel regista il centro propulsore e mediatore del tutto. Bisogna inoltre considerare che le tendenze più estremistiche e manichee della "politica degli autori", i "giovani turchi" le hanno teorizzate soprattutto da giovani cinefili radicali e non ancora cineasti veri e propri, o comunque cineasti ad inizio carriera nel pieno fulgore della Nouvelle Vague, che a quei dettami cercava di tenere fede, già poco successivamente, certe linee, pur tenendovi ancora fede, son state rivedute, ampliate e corrette, e così il Truffaut quarantenne rivalutava, giustamente, Marcel Carné da lui avversato a vent'anni.

    Ad ogni modo, Nic :wub:

    P.S.: se potessi rimpicciolire un po' le foto che debordano sarebbe meglio!

    Edited by michibaldi - 2/4/2015, 11:55
     
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    Sontuosa, sublime e dettagliata analisi Nic, un piacere leggerti e un piacere venire a conoscenza di aneddoti del film che non sapevo :wub:

    Sul film dopo quello che hai scritto non rimane più nulla da dire :rolleyes:

    P.S. Mi associo a Michi, se tu potessi rimpicciolire le immagini sarebbe l'ideale ^_^
     
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    Nic ti faccio i complimenti per lo scritto e aggiungo che è stata una piacevolissima sorpresa trovare una recensione di tale caratura in questo periodo di magra qui sul forum. L'ho letta d'un fiato e adesso mi è venuta voglia di recuperare il libro di cui parli e di rivedermi questo magnifico capolavoro. Sul film niente da aggiungere, direi che hai già detto tutto ottimamente.


    QUOTE (novocaines @ 2/4/2015, 11:26) 
    Ad ogni modo, in generale, per me Spielberg è un grande affabulatore, forse il più grande, un grande regista, perché effettivamente dai suoi film si ha sempre tanto da imparare, purtroppo ha un modo di interpretare la realtà che ultimamente preferisce nascondere dietro lo spettacolo offerto da quella macchina, creata in gran parte da lui stesso, che è diventata il cinema.

    Su questo non mi trovo molto d'accordo o, meglio, forse sono io che non riesco a interpretarlo per il verso giusto. Spielberg è sì un regista che ama alla follia lo spettacolo del mezzo cinema (e ben venga, oserei aggiungere) ma non ho l'impressione che questo suo "feticismo" abbia finito per nascondere le sue interpretazioni sulla realtà. Nelle ultime opere non ho letto questo motivo, sicuramente non in "Lincoln" (che per me vola dalle parti del capolavoro, un film sontuoso, probabilmente il miglior Spielberg dell'ultimo decennio), nè in un'opera minore come "War Horse".
     
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    CITAZIONE (novocaines @ 2/4/2015, 11:26) 
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    Non vi è dubbio che la Politica degli Autori sia stata una grandissima intuizione al pari di quanto sia una sciagura. L’incredibile banalità di ogni discorso sul cinema quando si parla di autori e si finisce a trattare dei macro-temi che attraversano la filmografia, l’incredibile ingiustizia con cui si annulla il lavoro di chiunque abbia dato un contributo fondamentale senza occupare il posto del regista, l’incredibile ottusità che porta a trattare il regista al pari di un pittore o di un romanziere e tante altre sciagure da cui temo non ci libereremo mai.

    Questa affermazione mi ha un po' lasciato perplesso, sembra quasi una stilettata gettata con disprezzo nei confronti di qualcosa che, anche se non lo so direttamente, sono certo tu ami, anche solo per il fatto di leggere i vari tuoi post secolari che si trovano girando per il forum.
    Quello del regista è un mestiere, al pari di un pittore o uno scrittore, ognuno sicuramente può avere una propria vocazione e farlo secondo un principio di guadagno o di qualsiasi altra motivazione immaginabile. Al contrario quando ci addentriamo nel concetto di arte allora sì che l'Artista è IL regista, IL pittore, LO scrittore. Cambiano gli strumenti ma le forme di espressione sono le stesse e meritano, per me, tutte lo stesso rispetto.
    Se devo essere sincero trovo che la sciagura più grande sia credere che siano il pittore o lo scrittore a fare tutto da soli.

    E' un discorso diverso e complesso perché anche qui non esiste una regola, volevo evitare di mettere questa frase perché sapevo che gli si avrebbe dato troppo peso o peggio, come è successo, un peso sbagliato. La mia non era e non vuole essere un'invettiva contro la politica degli autori, ma più che altro della sua degenerazione. troppo lungo e complesso spiegare qual è oggi -ma da ormai un secolo- il valore della manualità, dell'artigianato cioè di chi ha l'abilità di creare, ma non di immaginare (in modo molto banale e superficiale). Nessuno metterebbe in dubbio il valore di uno scultore che affida le proprie opere alla manualità di un artigiano. Il cinema però non ha un regola, tutte le persone che ci lavorano possono essere artigiani o autori. nel caso specifico de Lo squalo le musiche di Williams non sono un lavoro manuale di un compositore, ma è una trovata geniale del compositore stesso che ha dovuto poi convincere Spielberg della forza della sua opera (anche qui il modestissimo Spielberg non ha mai nascosto che gli sono serviti diversi ascolti per rendersi conto dell'intuizione di Williams) ma insomma non si può certo di ogni film andare a vedere chi e come ha contribuito e si sa, la storia è fatta di tante persone nell'ombra, c'è chi come Spielberg esagera nel dare meriti e chi se ne appropria svilendo il lavoro di chiunque come Fellini. Ma comunque, ripeto, il discorso è complesso. Quel che è certo è che ogni mestiere merita lo stesso rispetto, e che un regista non è un pittore né uno scrittore, è ridicolo pensarlo, uno scrittore manderà il suo lavoro all'editor (che è figura recente rispetto al mestiere) ma lavora da solo, quando si tratta di mettere insieme il suo lavoro lo fa da solo o può farlo da solo, può rubare, copiare, ma lo da fa da solo, in una stanza di albergo, in bagno, sul terrazzo, dove vuole. Un regista lavora da solo fino a un certo punto, poi deve necessariamente mettere insieme e inserirsi in un contesto di persone ampio con talenti diversi. Questo significa che il primo sia più artista del secondo? non credo che nemmeno nei miei peggiori incubi potrei dire o pensare una cazzata del genere. Ma credo sia bene capire che un regista è, nel migliore dei casi, anche un organizzatore di talenti o un ladro, in ogni caso, per chiunque voglia farlo diventare un mestiere, deve essere chiaro che parte della sua abilità deriverà poi da sul sapersi porre con altre persone.
    Ah e no, le forme di espressione non sono le stesse, di questo sono piuttosto convinto.

    Le tue considerazioni sul film credo stiano meglio sul libro (se lo hai letto) che è certamente più legato alle perverse e squallide reazioni umane (la figura del sindaco è assai più rilevante) ma ci stanno anche sul film,però rimangono in secondo piano, le reazioni dei bagnanti, come detto, credo siano comunque più utili a costruire l'immagine cinematografica dello squalo (quella che non ha nulla a che fare con Bruce) che non ha porsi come una lettura sullo squallidume umano. Poi certo anche io quando la rivedo credo sia una sequenza molto forte anche in questo senso, ma l'immagine delle persone-formiche che si schiacciano a vicenda per salvarsi è una di quelle che, in qualsiasi contesto, mi dà sempre un certo fastidio ed è in assoluto una delle più rappresentative e "comode" per mostrare quanto basso sia il genere umano.

    CITAZIONE (michibaldi @ 2/4/2015, 11:39) 
    Che inaspettata ghiottoneria mi anzi ci hai servito, ma io ne son particolarmente contento ripensando ad una vecchia diatriba sullo squalo :P (anzi dopo Titanic e Lo squalo, ora non dispero che si arrivi finalmente ad una pacificazione anche su Manhunter :P, che ti auguro di poter rivedere al cinema se è questo l'effetto benefico che ti fa ). ^_^

    A parte ste punture di spillo, ottima e approfondita analisi, densa di considerazioni acute ed interessanti sia sulla genesi del film, sia sul film stesso e i suoi vari aspetti e significati dentro e fuori il film stesso, sia sul rapporto spettatore-cinema-film. Cose che meritano di essere sottolineate e su cui dunque cercherò, pur in questo ormai lungo periodo di apatia scrittoria, di tornare.

    Interessante anche il discorso sulla "politica degli autori" che nel bene e nel male ha segnato la storia del cinema, anche se va ricordato, che anche Truffaut, ad esempio, non lesinava di lodare i meriti di sceneggiatori, direttori della fotografia, attori, autori che lo hanno ispirato (Henri Pierre-Roché ad esempio), come si vede benissimo anche in Effetto notte. Questo pur vedendo nel regista il centro propulsore e mediatore del tutto. Bisogna inoltre considerare che le tendenze più estremistiche e manichee della "politica degli autori", i "giovani turchi" le hanno teorizzate soprattutto da giovani cinefili radicali e non ancora cineasti veri e propri, o comunque cineasti ad inizio carriera nel pieno fulgore della Nouvelle Vague, che a quei dettami cercava di tenere fede, già poco successivamente, certe linee, pur tenendovi ancora fede, son state rivedute, ampliate e corrette, e così il Truffaut quarantenne rivalutava, giustamente, Marcel Carné da lui avversato a vent'anni.

    Ad ogni modo, Nic :wub:

    P.S.: se potessi rimpicciolire un po' le foto che debordano sarebbe meglio!

    Ma lo sai che non ho problemi a cambiare opinione (anzi, ho proprio il terrore di perdermi qualcosa per orgoglio di non ammettere una svista o un errore o più banalmente che ora non sono lo stesso di quando avevo 18-19 anni)

    Sulla politica degli autori già hai capito, grazie a dio, ripeto nulla contro di essa nella sua forma originale, molto contro tutto quello che ne è derivato, che poi a me più che sulla figura del regista mi premeva di più la deriva di alcuni discorsi generalisti, ma vabbè.

    Sul caso de Lo squalo ammetto che è tempo (tre visioni piuttosto ravvicinate) che ho cambiato opinione, ma in generale l'ho cambiata su Spielberg che pur rappresenta un caso raro, dove nella stessa filmografia c'è molto dello spettro di considerazioni che di solito faccio di fronte a un film ( ammirazione, esaltazione, disinteresse, fastidio etc. etc.) quindi non posso dire di amare Spielberg, ma posso dire di amare diversi suoi film (così come non ho nessun interesse verso alcuni dei suoi film più celebrati, tipo Munich)
    Anche col Titanic successe che cambiai opinione dopo averlo visto al cinema per la sua riedizione, in effetti (ma il titanic non lo amo, ci sono due film, una storia d'amore di una sconcertante banalità, e questo Titanic non lo sopporto. Poi c'è una catastrofe che prova che non siamo tutti nella stessa barca e che è assai interessante ed è il Titanic che mi piace)
    CITAZIONE (Revu @ 2/4/2015, 12:13) 
    Sontuosa, sublime e dettagliata analisi Nic, un piacere leggerti e un piacere venire a conoscenza di aneddoti del film che non sapevo :wub:

    Sul film dopo quello che hai scritto non rimane più nulla da dire :rolleyes:

    P.S. Mi associo a Michi, se tu potessi rimpicciolire le immagini sarebbe l'ideale ^_^

    Grazie Revu, le immagini sono 720 già rimpicciolite, ma le si rimpicciolisce ancora se è un problema (io ho diverso margine quindi non mi ero accorto)
     
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    CITAZIONE (nic_baker @ 2/4/2015, 12:44) 
    CITAZIONE (Revu @ 2/4/2015, 12:13) 
    Sontuosa, sublime e dettagliata analisi Nic, un piacere leggerti e un piacere venire a conoscenza di aneddoti del film che non sapevo :wub:

    Sul film dopo quello che hai scritto non rimane più nulla da dire :rolleyes:

    P.S. Mi associo a Michi, se tu potessi rimpicciolire le immagini sarebbe l'ideale ^_^

    Grazie Revu, le immagini sono 720 già rimpicciolite, ma le si rimpicciolisce ancora se è un problema (io ho diverso margine quindi non mi ero accorto)

    Se non ti reca problema e sbattimento rimpiccioliscile ancora un pelino perchè io le vedo un pò grandi da far scorrere la barra in basso ;)
     
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    CITAZIONE (Fedor Lynch @ 2/4/2015, 12:40)
    CITAZIONE (novocaines @ 2/4/2015, 11:26) 
    Ad ogni modo, in generale, per me Spielberg è un grande affabulatore, forse il più grande, un grande regista, perché effettivamente dai suoi film si ha sempre tanto da imparare, purtroppo ha un modo di interpretare la realtà che ultimamente preferisce nascondere dietro lo spettacolo offerto da quella macchina, creata in gran parte da lui stesso, che è diventata il cinema.

    Su questo non mi trovo molto d'accordo o, meglio, forse sono io che non riesco a interpretarlo per il verso giusto. Spielberg è sì un regista che ama alla follia lo spettacolo del mezzo cinema (e ben venga, oserei aggiungere) ma non ho l'impressione che questo suo "feticismo" abbia finito per nascondere le sue interpretazioni sulla realtà. Nelle ultime opere non ho letto questo motivo, sicuramente non in "Lincoln" (che per me vola dalle parti del capolavoro, un film sontuoso, probabilmente il miglior Spielberg dell'ultimo decennio), nè in un'opera minore come "War Horse".

    Parto dicendo che proprio le ultime due opere non le ho viste, quindi mi astengo da qualsiasi giudizio, non posso sapere se effettivamente sono opere più personali, prendo il tuo commento con un consiglio per recuperarle.
    Volevo solo evidenziare come negli ultimi anni si sia lasciato un po' andare all'estremo utilizzo del mezzo (che come dici tu ben venga, eh), supportato sicuramente dal miglioramento di tutti i mezzi disponibili, ma accompagnato anche dalla reiterazione di modelli ormai abusati.
    Semplicemente in questo modo ai miei occhi perde decisamente il fascino del riuscire a creare un immaginario sempre nuovo.

    CITAZIONE (nic_baker @ 2/4/2015, 12:44) 
    E' un discorso diverso e complesso perché anche qui non esiste una regola, volevo evitare di mettere questa frase perché sapevo che gli si avrebbe dato troppo peso o peggio, come è successo, un peso sbagliato. La mia non era e non vuole essere un'invettiva contro la politica degli autori, ma più che altro della sua degenerazione. troppo lungo e complesso spiegare qual è oggi -ma da ormai un secolo- il valore della manualità, dell'artigianato cioè di chi ha l'abilità di creare, ma non di immaginare (in modo molto banale e superficiale). Nessuno metterebbe in dubbio il valore di uno scultore che affida le proprie opere alla manualità di un artigiano. Il cinema però non ha un regola, tutte le persone che ci lavorano possono essere artigiani o autori. nel caso specifico de Lo squalo le musiche di Williams non sono un lavoro manuale di un compositore, ma è una trovata geniale del compositore stesso che ha dovuto poi convincere Spielberg della forza della sua opera (anche qui il modestissimo Spielberg non ha mai nascosto che gli sono serviti diversi ascolti per rendersi conto dell'intuizione di Williams) ma insomma non si può certo di ogni film andare a vedere chi e come ha contribuito e si sa, la storia è fatta di tante persone nell'ombra, c'è chi come Spielberg esagera nel dare meriti e chi se ne appropria svilendo il lavoro di chiunque come Fellini. Ma comunque, ripeto, il discorso è complesso. Quel che è certo è che ogni mestiere merita lo stesso rispetto, e che un regista non è un pittore né uno scrittore, è ridicolo pensarlo, uno scrittore manderà il suo lavoro all'editor (che è figura recente rispetto al mestiere) ma lavora da solo, quando si tratta di mettere insieme il suo lavoro lo fa da solo o può farlo da solo, può rubare, copiare, ma lo da fa da solo, in una stanza di albergo, in bagno, sul terrazzo, dove vuole. Un regista lavora da solo fino a un certo punto, poi deve necessariamente mettere insieme e inserirsi in un contesto di persone ampio con talenti diversi. Questo significa che il primo sia più artista del secondo? non credo che nemmeno nei miei peggiori incubi potrei dire o pensare una cazzata del genere. Ma credo sia bene capire che un regista è, nel migliore dei casi, anche un organizzatore di talenti o un ladro, in ogni caso, per chiunque voglia farlo diventare un mestiere, deve essere chiaro che parte della sua abilità deriverà poi da sul sapersi porre con altre persone.
    Ah e no, le forme di espressione non sono le stesse, di questo sono piuttosto convinto.

    Le tue considerazioni sul film credo stiano meglio sul libro (se lo hai letto) che è certamente più legato alle perverse e squallide reazioni umane (la figura del sindaco è assai più rilevante) ma ci stanno anche sul film,però rimangono in secondo piano, le reazioni dei bagnanti, come detto, credo siano comunque più utili a costruire l'immagine cinematografica dello squalo (quella che non ha nulla a che fare con Bruce) che non ha porsi come una lettura sullo squallidume umano. Poi certo anche io quando la rivedo credo sia una sequenza molto forte anche in questo senso, ma l'immagine delle persone-formiche che si schiacciano a vicenda per salvarsi è una di quelle che, in qualsiasi contesto, mi dà sempre un certo fastidio ed è in assoluto una delle più rappresentative e "comode" per mostrare quanto basso sia il genere umano.

    Preciso subito che avevo letto ieri le tue opinioni e immediatamente mi è venuto in mente che, se avessi risposto, sicuramente avrei evidenziato il mio dispiacere nel puntare il dito su quell'affermazione generale che, effettivamente, è solo un pretesto per parlare di un qualcosa che è specifico e mirato allo scopo della tua analisi. Ho dimenticato di farlo quindi ti dico adesso che non è una questione a cui attribuisco particolare rilevanza o che altro, semplicemente ero curioso di comprendere meglio la tua opinione.
    Da quello che scrivi deduco che affrontiamo la situazione da due punti di vista diversi.
    Banalmente è naturale dire che il processo di realizzazione di un opera scritta è un percorso individuale rispetto alla produzione cinematografica quando i mezzi e gli strumenti sono completamente diversi. Il problema è che questa non è la parte interessante, il fulcro della discussione sta nel fatto che quello che conta e a cui do molta importanza è la sensibilità dell'autore o artista che dir si voglia (che poi a me queste categorie preconfezionate danno fastidio, le uso perché non sono capace di liberarmi da quelle costrizioni che mi impone la semantica).
    Io ritengo che se invece che Spielberg ci fosse stato qualcun'altro il motivo di Williams potrebbe anche essere andato perduto per sempre; non trovo alcuna differenza tra il cercare di imprimere sulla tela il singolo istante in maniere indelebile e fedele tramite i colori della realtà oppure ripercuotere sulla rappresentazione di un fiume una sofferenza interiore, tramite l'uso colori inusuali, e la scelta di un particolare direttore della fotografia che riesca a farti allungare il braccio verso lo schermo nel tentativo di riuscire a toccare il viso di una donna piuttosto che di un altro che ti faccia domandare se effettivamente stai guardando qualcosa che appartenga alla stessa realtà in cui vivi.
    Alla base di tutto ci sta la capacità di scegliere, per il poeta un tipo di verso, un tipo di rima, per un pittore un colore o un materiale diverso da usare come supporto, per un regista una persona piuttosto che un'altra, e se devo essere sincero, questa è una scelta che faccio fatica a non definire ardua. È ovvio che non è tutto la stessa cosa, non intendevo far trasparire questo, ma se dovessi fare un confronto tra creatori, sarebbe pittore/scrittore - regista, se invece ci si concentra sulla realizzazione e sulla materialità delle opere ci sta il confronto tra i mezzi utilizzati, esempio tra Williams e gli archi in una sinfonia di Beethoven.
    Su forma e espressione mi sono sbagliato, ho scritto come se pensassi che ogni arte è identica alle altre e non è così. Se dovessi riformulare la frase giocando con le parole direi che un 'l'espressione della forma è lo stessa' sarebbe più coerente al mio pensiero.

    Non ho letto neanche il romanzo ispirazione del film, ma in effetti quello che più mi limita la comprensione dell'opera è il non cadere vittima dello squalo cinematografico, per i motivi che ho provato a spiegare un po' più su.
    Poi avrei da ridire sul paragone tra formiche e bassezza del genere umano, ma ho capito perfettamente ciò che intendi e non mi va di rompere ulteriormente le balle. :lol:
     
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  9. Fedor Lynch
     
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    QUOTE (novocaines @ 2/4/2015, 14:55) 
    Parto dicendo che proprio le ultime due opere non le ho viste, quindi mi astengo da qualsiasi giudizio, non posso sapere se effettivamente sono opere più personali, prendo il tuo commento con un consiglio per recuperarle.
    Volevo solo evidenziare come negli ultimi anni si sia lasciato un po' andare all'estremo utilizzo del mezzo (che come dici tu ben venga, eh), supportato sicuramente dal miglioramento di tutti i mezzi disponibili, ma accompagnato anche dalla reiterazione di modelli ormai abusati.
    Semplicemente in questo modo ai miei occhi perde decisamente il fascino del riuscire a creare un immaginario sempre nuovo.

    No beh "War Horse" è tutt'altro che imprescindibile.. Tutti i lati negativi di Spielberg emergono senza cognizione di causa... Io lo considero anche piacevole a tratti ma capisco chi lo odia con tutto il cuore :lol:

    Invece su "Lincoln", il consiglio è valido senza se e senza ma :wub:
     
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  10. vnd222
     
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    sicuramente migliore dello schifo prodotto ultimamente...
     
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    CITAZIONE (Fedor Lynch @ 2/4/2015, 15:25) 
    CITAZIONE (novocaines @ 2/4/2015, 14:55) 
    Parto dicendo che proprio le ultime due opere non le ho viste, quindi mi astengo da qualsiasi giudizio, non posso sapere se effettivamente sono opere più personali, prendo il tuo commento con un consiglio per recuperarle.
    Volevo solo evidenziare come negli ultimi anni si sia lasciato un po' andare all'estremo utilizzo del mezzo (che come dici tu ben venga, eh), supportato sicuramente dal miglioramento di tutti i mezzi disponibili, ma accompagnato anche dalla reiterazione di modelli ormai abusati.
    Semplicemente in questo modo ai miei occhi perde decisamente il fascino del riuscire a creare un immaginario sempre nuovo.

    No beh "War Horse" è tutt'altro che imprescindibile.. Tutti i lati negativi di Spielberg emergono senza cognizione di causa... Io lo considero anche piacevole a tratti ma capisco chi lo odia con tutto il cuore :lol:

    Invece su "Lincoln", il consiglio è valido senza se e senza ma :wub:

    in effetti andando a spulciare nel forum il topic sul film in questione è proprio tuo, e ci sono anche altri commenti interessanti, quindi mi tocca recuperarlo!!

    CITAZIONE (vnd222 @ 2/4/2015, 16:18)
    sicuramente migliore dello schifo prodotto ultimamente...

    parole sante.
    se riesci a mettere anche qualche immagine carina propongo di sostituire la tua riflessione a quel mattone prolisso e superficiale che ha scritto nic. :P
     
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  12. GabriBD
     
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    Intramontabile !
     
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    :D Quoto la recensione di pregevolissima fattura
     
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