Il gioiellino

Un film di Andrea Molaioli con Toni Servillo - 4/3/2011

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  1. Riki333
     
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    manifesto_gioiellino

    Trama:
    Una grande azienda agro‐alimentare ramificata nei cinque continenti, quotata in Borsa, in continua espansione verso nuovi mercati e nuovi settori: quello che si dice un gioiellino. Il suo fondatore, Amanzio Rastelli, padre padrone dell’azienda, ha messo ai posti di comando i suoi parenti più stretti: il figlio, la nipote, più alcuni manager di provata fiducia ‐ malgrado i loro studi si fermino al diploma in ragioneria. Un management inadeguato ad affrontare le sfide che pone il mercato. E infatti il gruppo s'indebita. Sempre di più. Non basta falsificare i bilanci, gonfiare le vendite, chiedere appoggio ai politici, accollare il rischio sui risparmiatori attraverso operazioni di finanza creativa sempre più ardite. La voragine è diventata troppo grande e si prepara a inghiottire tutto.

    Trailer:



    Saluti ;)

    Edited by hellboy1 - 24/9/2011, 15:07
     
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  2. MrBlù
     
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    Si-conferma-la-voglia-di-attore-e-regista-di-condividere-opere, ne-sono-contento! Molaioli-ha-mostrato-buoni-spunti
    visivi-e-introspettivi-nel-condurre-Servillo-sul-lago, quest'ultimo-ha-elevato-poi-la-pellicola, facendola-virare
    sull'uomo-anzichè-rimarcando-il-giallo.

    Il-trailer-è-brillante! Non-si-perde
     
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  3. markrock
     
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    dal trailer mi sembra un bel film, molto probabilmente me lo guarderò! molaioli con la ragazza del lago mi avevo proprio stupito!
     
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    Non lo perderò nemmeno io! ^_^
     
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  5. MarcoGe1980
     
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    Salve a tutti,

    dal 4 marzo sarà nelle sale italiane il film "Il gioiellino".
    Tralasciando il fatto che gli attori protagonisti sono alcuni degli attori italiani più bravi del momento, Toni Servillo e Remo Girone, la cosa molto interessante è che la trama è ispirata al crack della Parmalat di qualche anno fa.

    Questo è il trailer:
    www.youtube.com/watch?v=0TbFABk0Xgs

    Divertissima la battuta sulla Bocconi!
     
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  6. Riki333
     
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    Nel grande inganno Parmalat di Paolo Mereghetti:

    http://video.corriere.it/nel-grande-ingann...31-d6a950f4a7ad

    Saluti ;)
     
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    Il secondo film di Andrea Molaioli dopo La Ragazza Del Lago vuole raccontarci, ispirandosi al crac della Parmalat, il lento e inevitabile declino di un’azienda agro-alimentare tra le più importanti del paese, di tradizione, di storia, quotata in borsa, in espansione verso nuovi mercati all’estero, quello che il presidente/proprietario Amanzio Rastelli (Remo Girone) chiama: il gioiellino. Ma purtroppo questo gioiellino non risulta essere di qualità sopraffina rintracciabile in gioielleria, ma bensì in bigiotteria, spacciato per quello che non è agl’occhi di tutti. Nel “dietro le quinte” del bluff dell’azienda ci sono i familiari del presidente, ma su tutti c’è il ragioniere fido del presidente, Ernesto Botta (Toni Servillo) che è la vera mente “malata” e geniale allo stesso tempo di un’azienda che, essendo sempre sull’orlo del baratro, cercherà in tutti i modi, legali o meno, di sistemare. Nel ruolo Servillo è bravo, gelido e arrivista, un passo in avanti rispetto alle altre interpretazioni che fornisce la pellicola. La regia non ha guizzi, buona la fotografia e la colonna sonora, buoni anche i dialoghi, ma il vero pregio della pellicola è quello di aver scelto un taglio che non si schiera per nessuno, ma che ritrae le vicende e le vicessitudini di un’azienda di famiglia con occhio distaccato e lucido, e quindi però non del tutto coinvolgente. Dopo l’immersione del giovane corpo innocente de La Ragazza Del Lago, qui Molaioli ritrae l’immersione nel torbido di un’azienda, facendo vedere allo spettatore a quanto è disposta ad arrivare una politica finanziaria che lotta tra la vita e la morte, tra l’essere un gioiellino di oreficeria oppure di semplice bigiotteria.

    Voto: 7-
     
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  8. MrBlù
     
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    Speravo-in-qualcosa-di-meno-tiepido-come-prima-impressione-on-air, però-meglio-di-niente!
    La-fotografia-si-conferma-un-punto-forte-per-Molaioli, ottimo-già-il-lavoro-di-Civita-per-la-ragazza-del-lago,
    mentre-qui-si-serve-addirittura-di-Bigazzi (Romanzo-criminale, Giorni-e-Nuvole, Il-Divo, Le-chiavi-di-casa, La-giusta-distanza...)
    a-mio-avviso-il-massimo-esponente-a-livello-italiano!
     
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  9. amosgitai
     
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    Titolo originale: id.
    Nazione: Italia
    Anno: 2011
    Genere: drammatico
    Durata: 1h50m
    Regia: Andrea Molaioli
    Sceneggiatura: Andrea Molaioli, Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli
    Fotografia: Luca Bigazzi
    Musiche: Teho Teardo
    Cast: Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Fausto Maria Sciarappa, Lino Guanciale, Vanessa Compagnucci, Lisa Galantini, Renato Carpentieri, Gianna Paola Scaffidi, Maurizio Marchetti, Igor Chernevich, Jay O. Sanders, Adriana De Guilmi, Alessandro Adriano, Roberto Sbaratto, Alessandro Signetto, Walter DeForest, Brett McClelland

    Trama
    Amanzio Rastelli è il patron di una potente multinazionale del settore alimentare quotata in Borsa. Ha creato attorno a sé un team di amici e parenti fidati, nonostante molti di loro non abbiamo conformate capacità per gestire un tale impero. Inadeguato ad affrontare le difficoltà del mercato, la multinazionale s’indebita sempre di più. La soluzione al problema è quanto mai sporca: falsificazione di bilanci, vendite gonfiate, collusione con politici. A farne le spese di questa bomba pronta a scoppiare sono i piccoli risparmiatori.

    Recensione
    “ll gioiellino” è il racconto del crac Parmalat, il più grande scandalo finanziario mai commesso da una società privata in Europa. Un’associazione a delinquere che tra aggiotaggio, conti inventati, collusioni politiche, società fittizie, corruzione, azioni gonfiate, falso in bilancio ha bruciato i risparmi di migliaia di famiglie. Nel frattempo, i “grandi” imprenditori si dilettavano tra feste, aerei privati e partite delle squadre di calcio di loro proprietà.
    Andrea Molaioli, al suo secondo lavoro dopo il pluripremiato “La ragazza del lago”, sceglie di raccontare una delle peggiori nefandezze del capitalismo italiano distaccandosi da ogni polemica, critica o giudizio. Per rendere chiara la cosa, “Il gioiellino” non fa alcun riferimento esplicito ai personaggi del crac Parmalat pur riferendosi inequivocabilmente ai suoi protagonisti. Il primo è il patron di Parmalat, qui Leda, Calisto Tanzi, nel film Amanzio Rastelli. Il secondo è Fausto Tonna che diventa Ernesto Botta, ragioniere che ideò il piano criminale finalizzato a coprire, finché fu possibile, il buco di milioni di euro. Un uomo capace di dire, nella realtà oltre che nella finzione filmica, “Auguro a voi e ai vostri familiari una morte lenta e dolorosa”.
    “ll gioiellino” racconta, dunque, un pessimo esempio di capitalismo italiano, diverso da quello espresso dalla americana Enron, dove i rapporti con i dipendenti erano dettati dall’utile e dalla produttività. Leda è un’azienda, in fin dei conti, a gestione familiare fondata su valori (di facciata) figli di una coscienza compiacente di individui inadeguati al ruolo.
    Molaioli e gli altri due sceneggiatori Ludovica Rampoldi e Gabriele Romagnoli concentrano la propria attenzione sui personaggi più che sulla storia in sé. In primis, questo genera un po’ di confusione e un certo imbarazzo negli spettatori, e non sono pochi, che non conoscono la storia del crac Parmalat né le dinamiche finanziarie, pulite o sporche che siano, che si celano dietro i grandi gruppi industriali. Per comprendere bene tutti i passaggi de “ll gioiellino” è necessaria una buona conoscenza delle dinamiche dell’alta finanza. I personaggi sono, perlomeno, descritti in modo ben dettagliato. Rastelli è il patron che si è fatto da sé ricevendo in eredità dal padre un salumificio trasformato nel tempo in un impero del latte e derivati (oltre ad altre società, controllate dalla Leda, operanti in altri settori). Un uomo incapace di riconoscere il confine tra i lecito e l’illecito, o meglio, di plasmarlo a suo comodo. Pian piano, quell’uomo dalla facciata di cristiano devoto, lascia uscire fuori tutta la sua infamia arrivando a discolparsi accusando il proprio figlio e gli altri suoi collaboratori. Botta, invece, è tanto immerso nel suo gretto maschilismo e nella sua assiduità al lavoro da non riuscire a vedere la realtà dei fatti. Infine, c’è Laura Aliprandi, nipote del patron, una fredda e intraprendente giovane laureata con tanto di master talmente astuta da far parte della truffa salvando se stessa quando era ancora possibile, giustificandosi con la frase “tanto lo fanno tutti”. Tra Botta e Aliprandi nasce poi una strana, e poco convincente, storia di sesso (e a modo suo, d’amore) che riescono a dimenticare non appena si ritrovano impegnati in altri progetti lavorativi.
    Poco riuscita la gestione dei personaggi secondari, in particolare del figlio e la moglie di Rastelli che apparendo in scena in modo fugace non vengono utilizzati come varianti di una storia che poteva e doveva essere osservata da più punti di vista. La stessa figura di Laura Aliprandi poteva offrire un interessante parallelo emozionale del tracollo finanziario.
    “ll gioiellino” può sicuramente vantare un buon cast. Seppur lontano dalla fascino dei suoi precedenti personaggi (Titta Di Girolamo de “Le conseguenze dell’amore”, il commissario Sanzio de “La ragazza del lago” e il senatore a vita Andreotti ne “Il divo”), Toni Servillo incarna quell’uomo ambiguo che disprezza gli inglesismi ma impara l’inglese, detesta la sua assistente ma se la porta a letto. Un idealista pronto a tutto per realizzare il suo sogno. Ogni aspetto di questo personaggio traspare in modo assiomatico negli sguardi e nei silenzi dell’attore casertano che dicono più di mille parole. Meno intensa l’interpretazione di Remo Girone nei panni di Rastelli. Positiva, invece, la prova di Sarah Felberbaum alla sua prima importante presenza. Un’attrice che, fascino a parte, si farà sicuramente largo nel mondo del cinema.
    Efficaci, come già mostrato nel precedente film di Molaioli, le musiche di Teho Teardo: un crescendo incalzante che si allinea alle funeste e fraudolente attività della ditta.
    “ll gioiellino”, con i suoi pregi ed i suoi difetti, è un film importante perché porta alla luce una delle pagine più vergognose dell’economia italiana. Un film che, però, molti difficilmente riusciranno a seguire con partecipazione ed entusiasmo. Peccato, perché tutti siamo vittime di quella economia.

    Voto: 68%

    Tratto da CINEMAeVIAGGI
     
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  10. Trinità&Bambino
     
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    Visto ieri.
    Sinceramente mi sembra che molaioli abbia preso Bigazzi e gli abbia detto: "ti ricordi le belle inquadrature che hai fatto per Il Divo? Bene le voglio anche io".
    Questo perché il modo di inquadrare è molto molto similare ad Il Divo, anche se quello che manca è il tocco di classe in più che Sorrentino ha e che Molaioli no.
    Il film preso di per sé no è male ma mi sono sinceramente rotto di Servillo che bene o male fa le medesime parti e sempre la medesima interpretazione. Vorrei vederlo in vesti un po' di verse, ho capito che è bravo a fare una certa tipologia di personaggi ma alla lunga tutto stufa, ci vuole il coraggio di reinventarsi.
    Il film, che affronta il crack finanziario di una società italiana produttrice di latte, si lascia guardare volentieri. Non ha spunti particolarmente elevati o momenti eccelsi ma scorre in modo discreto.
    Non siamo di fronte ad un film con gli attributi, ma un opera che mentre la guardi ti coinvolge il giusto ma che presto verrà dimenticata.
     
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  11. Kurtz
     
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    non ho ancora visto il film, ma capisco e condivido ciò che Trinità scrive su Molaioli. anche al primo film - che m'era piaciuto molto ma che è stato osannato più del dovuto onestamente - si notava una certa "dipendenza" da Sorrentino, musiche comprese. se anche qui ha inseguito troppo il regista del Divo... mi sa che stavolta non la passa liscia.
     
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  12. Trinità&Bambino
     
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    CITAZIONE (Kurtz @ 7/3/2011, 13:39) 
    che è stato osannato più del dovuto onestamente

    Quoto oltremodo!

    Ultrasopravvalutato!
     
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  13. MrBlù
     
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    Vero, troppi-entusiasmi-per-la-ragazza-del-lago, io-però-fui-moderato-senza-nascondere-molti-dubbi-sulla-regia
    (anche-allora-un'ottima-fotografia) poco-personale, e-molto-ammiccante. Insomma-personalmente-ero-stato-cauto

    https://dvd.forumcommunity.net/?t=8854835
     
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  14. wizard89
     
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    Tutto troppo buttato lì, peccato.
    Sono d'accordo con i troppi debiti con Sorrentino, anche se sarei più cattivo, perché, oltre alla colonna sonora pressoché copiata, io non ci ho visto nemmeno il tocco di Bigazzi de Il Divo. Il film proprio non decolla, come ci piace dire, e di certo buonissima parte della colpa va alla sceneggiatura, moscia come pisello del uonca e con dialoghi a volte quasi terribili. Potrei essere più magnanimo con gli attori, nessuno mi è sembrato realmente da buttare, ma in effetti nessuno mi ha fatto bagnare (vabbè, grazie al cazzo, Servillo e Girone sono bravi, ma quando il resto non funziona...).
    Sono d'accordo con il dovuto ridimensionamento de La ragazza del lago, ma in quello, almeno, c'era una vicenda più coinvolgente e meglio caratterizzata: qui, mi dispiace dirlo, c'è un tutto di niente e tale resterà nel tempo, perché dubito potrò rivalutarlo in qualche modo. E non parliamo delle due righe di lezioncina finale, poi!
     
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  15. Kurtz
     
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    Dopo l’eccessivo clamore suscitato dal suo primo film, Molaioli era atteso al varco. A me, che pure La ragazza del lago era piaciuto molto, erano venuti i sospetti proprio dopo gli eccessi di salamelecchi della critica e delle onorificenze (e una vittoria ai David che dipendeva più che altro da una debole concorrenza).

    Troisi dopo Ricomincio da tre alla domanda sul suo prossimo progetto, in uno dei suoi più famosi distillati di verità sotto forma di ironia, disse che aspettava di sbagliare il secondo film. Il secondo film è difficile, si rischia, ti aspettano al varco. Ed è ciò che accade a Molaioli. Il gioiellino estremizza tutti i difetti de La ragazza del lago, e in più gli manca il fascino naif che sopperiva a recitazioni e scrittura di stampo televisivo. Quello che poteva essere scambiato – con un po’ di fiducia sull’esordiente – come un omaggio a Sorrentino e una volontà di inserirsi in quella scia stilistica diventa qui limitante dipendenza, a partire dalla scelta degli archi nella colonna sonora. Molaioli però non possiede l’acutezza del collega, il suo tocco “pesante” e metaforico. La freddezza che permea la pellicola alla lunga allontana dai personaggi, che peraltro svaniscono dietro una caratterizzazione troppo labile: i due protagonisti alternano bruscamente posizioni di ingenuità a machiavelliche soluzioni figlie della più spietata finanza. L’uso insistito nei dialoghi di una terminologia aziendale ed economica risulta alla lunga forzato, ridicolo, anche per una direzione degli attori che non convince. Stesso discorso per i prestiti dall’inglese, come per l’economichese smezzato un tanto al chilo durante la pellicola solo per dimostrare che gli sceneggiatori hanno fatto un po’ di ricerca, che però non diventa mai cinema e non convince mai in bocca ai personaggi – ho capito poco di cosa parlassero perché avevo la sensazione che non sapessero neanche i personaggi-attori.

    Se Girone è bravo e soprattutto azzoppato da dialoghi di dubbio gusto, questo potrebbe essere ascritto come il primo film in cui Servillo non è alla sua altezza. Certo, è anche fisiologico che a un certo punto anche un attore di razza può inanellare una ciambella senza buco. Si può anche imputare parte della colpa al regista: l’attore napoletano è di quelli che va tenuto a freno, altrimenti si mangia il film con l’insistenza di un paio di gesti e sguardi che finiscono poi per isolare la sua prova in un manierismo astratto (dal film).

    Restano le atmosfere plumbee della bella fotografia di Bigazzi ma non basta. La noia alla lunga prende.

    p.s. La visione del film, per me e la mia dolce metà, è stata funestata dal chiacchiericcio. Eravamo circondati a destra e a sinistra da un pubblico in vena di commenti. In particolare una signora anziana che ha letteralmente parlato per tutta la durata del film! Ma dico io se uno vuole commentare (e leggere ad alta voce i cartelli del film o le inquadrature di documenti) se ne sta a casa sua, o sbaglio?

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23 replies since 11/2/2011, 17:47   320 views
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